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Olimpiadi 2026: tra politica e sport, Piné e Torino si contendono il pattinaggio ai Giochi

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Sembrano passati anni, ma è solo poco meno di due mesi fa che il Consiglio Comunale di Baselga di Piné accoglieva l’Assessore allo Sport Roberto Failoniil dirigente generale della Provincia Autonoma di Trento responsabile per le Olimpiadi 2026 Sergio Bettotti e Tito Giovannini, membro trentino del CdA della Fondazione Milano-Cortinadavano l’ok per portare le Olimpiadi a Baselga di Pinè.

Avviato il processo, a dicembre è stato poi appoggiato il bilancio che tra l’altro era stato approvato anche da Giunte precedenti sia a livello comunale che a livello provinciale, il quale avrebbe consentito a Piné di diventare la base del pattinaggio olimpico nel 2026.

Su questo si pronunciò poi anche il CIO insieme a tutti i suoi membri: ricordiamo infatti che è inusuale che il CIO si esponga su impianti singoli o decisioni singole, il voto della candidatura in toto (con Piné inclusa) è stato fatto da tutti i membri CIO quando il CIO ha assegnato le Olimpiadi Invernali 2026 a Milano-Cortina il 24 giugno 2019. Ora entrano in ballo Commissioni Tecniche del CIO (non i Membri del CIO).

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Il Presidente del CONI e Presidente della Fondazione Milano-Cortina ha ribadito molteplici volte che vi sarebbero stati 3 luoghi olimpici in Trentino (Tesero, Predazzo, Baselga di Piné) proprio come in Lombardia e non solo.

Di fatto, fino ad oggi non esiste una richiesta ufficiale di spostare le gare a Torino: né da parte del CIO né da parte di organismi internazionali. È solo un’ipotesi che nasce dalle riflessioni del CONI e che verrà formalizzata nei prossimi giorni.

Il Sindaco di Baselga di Piné, Alessandro Santuari ha ribadito più volte l’intenzione e la volontà di portare a Piné le Olimpiadi, ma ora tutto sembra appeso ad un filo.

Questo filo di Arianna ci riporta alla assegnazione dei Giochi Olimpici 2026 a Milano-Cortina nel giugno 2019: sono passati quasi 4 anni dall’assegnazione ad oggi, come mai ci si fanno ora dei dubbi e fa il nome di Torino? Il tempo è maestro, ma a meno di 3 anni dai Giochi Olimpici 2026 come si fa a pensare di poter seriamente cambiare rotta? E poi, perché Torino dovrebbe farsi avanti, spodestando un’altra regione italiana?

Avrebbe avuto più senso cambiare location all’inizio, ma ora è tardi. Non si cambiano le carte in tavola quando ormai si ha iniziato a pianificare il futuro con bilanci e progetti alla mano. 

La PAT aveva garantito l’utilizzo dell’impianto di Baselga di Piné anche dopo i Giochi e la sostenibilità finanziaria per oltre 20 anni.

Quale eredità ha invece Torino che chiuderà – come è successo tra l’altro dopo le Olimpiadi 2006 – l’impianto del ghiaccio nel giro di qualche mese? Risparmiare soldi per la costruzione di un coperto che poi viene dismesso o inutilizzato a quello scopo vale davvero di più del creare un coperto per una struttura che viene utilizzata costantemente?

Portare il pattinaggio a Torino significa cancellare l’eredità culturale per il pattinaggio velocità e la speranza di una pista coperta da 400 metri per tutto il movimento italiano della disciplina. Il Trentino, Piné, meritano un ovale coperto in cui i propri atleti possano allenarsi e dove lo sport possa ulteriormente diffondersi tra i giovani.

Fabris, Sanfratello, Anesi, Tumolero, Lollobrigida, Ghiotto… sono medaglie importanti nella storia del pattinaggio su ghiaccio e nella storia sportiva del Trentino.

Anche Torino sarebbe potuta diventare una delle fucine del pattinaggio, ma si è preferito trasformare lo stadio del ghiaccio in una vetrina ed in una fiera. Ha quindi senso puntare ancora una volta al Piemonte? Non si parla di cose da nulla, si parla del movimento del pattinaggio su ghiaccio in Italia, una tradizione indelebile che non merita di essere mercificata.

Quindi, perché fermarsi ora, a due passi dal sogno Olimpico? Perché a pochi anni dai Giochi, cambiare idea dalla sera alla mattina? I Giochi a Piné sono una scommessa che il Trentino e l’Italia non possono  perdere. Il Trentino merita molto più del venire relegata a ultima ruota del carro olimpico e l’Italia non merita di venire ricordata come lo stato che non sa mettere d’accordo le proprie regioni anche dopo l’assegnazione delle location e delle discipline.

Gli abitanti di Piné – giustamente – non hanno preso bene questo improvviso cambio di bandiera. E come dargli torto? Sono anni che si lavora e ci si impegna per portare le Olimpiadi a Piné e poi – improvvisamente – tutto sembra sfumare per questioni davvero assurde. Per non parlare della pubblicità che avrebbe la zona ed it Trentino intero. Che figura ci fa la regione, prendendo prima un impegno e poi vedendoselo portare via così?

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