Connect with us logo La Voce del Trentino

Atletica

Monaco: Ponzio quarto, Ihemeje 17,20

Pubblicato

il

PESO – Finale equilibrata, al di là di quanto dicano i risultati. Il colpo del k.o. del croato Filip Mihaljevic (21,88) arriva soltanto all’ultima passeggiata in pedana, quando l’oro è già al collo. Ma la sfida resta sostanzialmente aperta per tutto l’arco dei sei lanci: Nick Ponzio e Leonardo Fabbri escono a testa alta, con Ponzio ai piedi del podio, popolato dal serbo Armin Sinancevic per l’argento (21,39) e dal ceco Tomas Stanek per il bronzo (21,26).

Tutte misure che sarebbero state alla portata di “Nick”, idolo delle folle, uomo-social per eccellenza con quel baffo da ‘paisà’, purtroppo senza i ventuno metri nelle ultime settimane: oggi è per due volte a ridosso della soglia con il 20,98 che lo colloca al quarto posto, e prima ancora con 20,96. “Sono andato davvero vicino a un gran lancio – osserva il lanciatore che era stato nono ai Mondiali di Eugene – credo che questo sia il mio primo anno con tanta esperienza nelle grandi competizioni. Non mi fermo, continuo ad allenarmi per la Diamond League”.

Fabbri centra a Monaco il primato stagionale con 20,72, utile per la settima piazza, graffiata all’ultimo lancio. Si riparte da qui. “Contento per aver fatto una gara di carattere – le sue parole – spesso quando lancio male, come è successo nella prima parte di gara, non riesco a riprendermi. Ma volevo fare la mia figura, perché le misure vanno ottenute in queste competizioni. Ho ritrovato l’autostima che avevo perso negli ultimi due anni, mi è sempre mancata una finale come questa e ci voleva. Tra due anni gli Europei saranno a Roma, dopo l’ultimo lancio di Nick Ponzio ci siamo detti che lì vogliamo essere protagonisti”.

Pubblicità
Pubblicità

TRIPLO x 3 – Tutti dentro. Tutti in finale nel triplo. I tre azzurri confezionano l’en plein nel turno di qualificazione di Monaco, lanciando un segnale fortissimo agli avversari in vista dell’atto decisivo di mercoledì sera. Chi atterra più lontano tra i saltatori made in Italy è Emmanuel Ihemeje che al primo salto, nonostante stacchi fuori asse, fattura un 17,20 (+0.9) che è la seconda misura complessiva, a sei centimetri dal personale (realizzato al coperto nel 2021), inferiore soltanto al 17,36 (+1.2) del portoghese campione del mondo Pedro Pichardo.

“Era questo l’obiettivo, centrare misura al primo salto – dichiara – siamo alla fine di una lunga stagione, quindi cerco di dare più qualità che quantità ai miei salti. Sto ancora imparando questa disciplina, ora sto trovando una buona consistenza, per rappresentare al meglio la maglia azzurra”. Quarta misura del turno per Andrea Dallavalle, il quarto classificato dei Mondiali di Eugene: un solo hop-step-jump e la pratica è risolta con 16,83 (-1.3): “Vento strano, all’inizio della rincorsa era contrario, poi è arrivata una folata a favore – racconta – mi sono sentito un po’ sotto, ho dovuto tagliare molto e ho staccato fuori pedana, saltando male, ma è uscita comunque una misura che poteva bastare per la finale. Poi non ho voluto rischiare perché c’era tanto vento e si stava abbassando la temperatura”.

La maledizione del primo round si interrompe per Tobia Bocchi che compie un passo in avanti dopo le delusioni di Tokyo e Eugene: inizialmente il secondo salto è indicato come nullo, poi gli viene assegnato un 16,84, infine la misura viene modificata in un 16,55 (-2.6) che comunque lo qualifica. “Tre italiani in finale è una gioia – sottolinea Bocchi – significa che c’è cultura, tradizione e un gran settore tecnico. L’anno scorso 4 triplisti sopra i 17, quest’anno tre finalisti europei, peccato perché potevano essere anche tre finalisti mondiali. La gara di oggi dimostra che la condizione c’è e che a Eugene, per me, è stata un’occasione mancata. Ma stavolta sarò con gli altri due azzurri”. 

1500 – Corre con intelligenza Pietro Arese: il finalista dei Mondiali indoor sbarca in un’altra finale, quella degli Europei, e ci entra dalla porta principale, quasi con disinvoltura e con un crono (3:37.95) che non è lontano dai propri migliori riscontri. Quando si parla di 1500 e di Europei, il collegamento è abbastanza automatico ma vale la pena ricordare che non c’è parentela tra Pietro e il grande Franco, oro a Helsinki nel 1971. C’è invece la stessa fame di arrivare, quella sì: il torinese non ha paura di proporsi nelle zone calde, non sbaglia la posizione, difende il secondo posto nel rettilineo finale e si gode il passaggio tra i migliori dodici del continente.

“Bellissima gara, questa finale non me l’aspettavo del tutto. Fossi stato al top forse sì, ma stamattina ho avuto un piccolo incidente di percorso, un problema intestinale che mi ha buttato giù soprattutto mentalmente. Lo staff medico della Federazione mi ha coccolato e curato. E ora ho tre giorni per recuperare prima della finale di giovedì”. È invece squalificato per danneggiamento Ossama Meslek, che sgomita nel tentativo di allargarsi al suono della campana e viene sanzionato, nella batteria vinta con facilità dal norvegese Jakob Ingebrigtsen (3:38.48).

DECATHLON – Dario Dester completa una splendida prima giornata al secondo posto nel decathlon, con uno score di 4327 punti che supera di 49 lunghezze quanto fatto nel day 1 del Multistars di Grosseto in occasione del suo primato personale di 8109. Merito anche del 2,02 strappato nel salto in alto e del 47.90 nei 400 metri conclusivi. Leader, al giro di boa, è lo svizzero Simon Ehammer (4661) mentre il cremonese di Casalbuttano è tallonato dal norvegese Sander Skotheim (4324). “Sono veramente contento, perché ci stiamo lavorando da tanto, vogliamo tirar fuori il decathlon giusto – racconta al termine delle prime cinque fatiche – Nei 100 bene, nel lungo qualche problema, ho staccato sempre fuori pedana, ma sono abbastanza soddisfatto.

Nel peso finalmente è arrivato il personale, 14 e mezzo ce l’avevo già alla portata, ma andava fatto. Dell’alto sono super contento, ho cambiato gamba di stacco cinque settimane fa, abbiamo voluto rischiare e abbiamo fatto bene, con la gamba destra non riuscivo più a saltare al meglio. Ho guadagnato tanti punti lì. I 400 li ho fatti alla morte, tanto vento nel primo rettilineo, ho cercato di arrivare sui gomiti e sono contento. Domani si riparte, ho le idee molto chiare su quello che devo fare, abbiamo lavorato molto bene”.

400 UOMINI – Bentornato, Davide Re. Il primatista italiano dei 400 metri incassa la “Q” maiuscola con la prova più convincente dell’anno, per provare a ribaltare agli Europei una stagione tribolata, segnata da una lunga sequela di infortuni e dal Covid pre-Mondiale. Stavolta è un altro Re rispetto a Eugene, più brillante, in grado di vincere la batteria nel testa a testa con il compagno d’allenamento (a Zurigo) Ricky Petrucciani: stesso 45.26 ma il ligure precede lo svizzero di sette millesimi e poi lo cerca subito con lo sguardo e si scioglie in un sorriso e nell’abbraccio più amichevole.

C’è pochissimo tempo per recuperare tra un turno e l’altro perché domattina è già tempo di semifinale. Intanto, la notizia più importante è che il quattrocentista è tornato quello che conosciamo, con un progresso di oltre mezzo secondo rispetto al precedente miglior tempo della sua stagione (45.80 agli Assoluti). “Per il vero Davide Re manca ancora qualcosina – è il suo giudizio – spero di metterla in pista domani, sarò sicuramente più sereno.

Troppi infortuni quest’anno ma è stata la prima volta da febbraio che ho fatto 20 giorni di allenamento consecutivi senza problemi. Oggi mi sono tolto un peso sulle spalle, ho dimostrato che ci sono”. Passa il taglio anche Edoardo Scotti, un altro dei finalisti olimpici della staffetta: è la classica gara “alla Scotti” con un avvio prudente e il solito finale in crescendo, a recuperare da dietro, bruciando una vecchia gloria come Pavel Maslak. Il terzo posto in batteria (con 45.87) gli basta per avanzare direttamente in semifinale, quando entreranno in azione anche i quattrocentisti esentati dal primo round. 

“Ero molto sicuro di me stesso prima di correre, sento che sto tornando – commenta – La testa c’è”. Il passaggio del turno non riesce invece a Lorenzo Benati, quinto nella sua batteria con un 46.26 che non restituisce appieno il valore della sua stagione di crescita.

400 DONNE – Missione compiuta per Alice Mangione: il suo 51.92 è crono che assicura il ripescaggio alla semifinale di domattina, centrata nella più veloce delle tre batterie, quella da cui escono tutte le “q” minuscole: la siciliana è quinta e si conferma sotto i 52 secondi dopo Ginevra e Rieti. “Soddisfatta di me stessa, anche perché al rientro da Eugene ho avuto qualche piccolo intoppo con la schiena: domani voglio continuare a divertirmi”. È invece la prima delle escluse Anna Polinari, out con 52.60, quarta in batteria rimontando una posizione nella retta conclusiva. Quarta, ma eliminata, anche Virginia Troiani con il tempo di 52.83.

DISCO – Finisce come a Eugene, con Daisy Osakue che non supera il turno di qualificazione nel disco, in una stagione dannata, senza finale ai Mondiali e pure agli Europei, dopo averla meritata alle Olimpiadi nella scorsa estate. La co-primatista italiana non fa meglio di 56,54 nel gruppo A di qualificazione, per il nono posto parziale che la lasciava appena a un filo. L’attesa, di fatto, non è nemmeno supportata dalla speranza: troppo complicata la qualificazione con una misura così (e con due nulli a seguire). E dopo una manciata di lanci del gruppo B, arriva la certezza dell’eliminazione.

“Mi dà fastidio perché volevo la finale, era fattibile – le sue parole – l’atletica è tutta la mia vita e non riuscire a dare il massimo quando devo farlo, è veramente dura da accettare”. In qualificazione non c’è gloria nemmeno per Stefania Strumillo che risulta la prima delle escluse con 56,90 al primo lancio, a soli quattordici centimetri dalla finale, una misura seguita da 55,43 e da 54,95 al secondo e terzo turno.

LE ALTRE FINALI – Dopo due bronzi mondiali in questa stagione, indoor e all’aperto, stavolta è d’oro nel peso l’olandese Jessica Schilder che sfonda la barriera dei venti metri con 20,24. Argento per la portoghese iridata al coperto Auriol Dongmo, al record nazionale outdoor di 19,82, e ancora Olanda sul terzo gradino del podio con Jorinde van Klinken, 18,94 dopo aver conquistato la finale del disco all’inizio della serata. Torna sul trono dei 10.000 metri la turca Yasemin Can (30:32.57), già vincitrice nel 2016, mentre la britannica Eilish McColgan (30:41.05) si aggiudica il duello per il secondo posto con l’israeliana campionessa uscente Lonah Chemtai Salpeter, bronzo timbrando il personale di 30:46.37.

Archivi

Categorie

di Tendenza