Campione d’Italia, campione d’Europa e trionfatore alla Parigi -Roubaix, a 31 anni, in soli tre mesi, Sony Colbrelli è entrato nella leggenda del ciclismo. In Romagna, a giugno, ha vinto il titolo tricolore, poi a settembre, a Trento, quello europeo e domenica scorsa, coperto di fango e con le ruote bucate, ha vinto quella che è considerata la corsa più epica delle due ruote. L’atleta bresciano ha raccontato la sua estate incredibile al pubblico del Festival dello Sport, insieme al campione del mondo Maurizio Fondriest e a Ignazio Moser.
“Alla Parigi-Roubaix sono partito senza grande pressioni, con la mente libera, anche perché era la mia prima volta – ha spiegato. Mi sono detto vada come deve andare, tanto che ho pregato i miei famigliari, che di solito vengono a tifarmi, di rimanere a casa. Forse è proprio questo aspetto è stato determinate per la vittoria. Agli europei di Trento, invece, il segreto è stato il gioco di squadra, siamo riusciti a fare tutto quello che c’eravamo prefissati e io ho messo la ciliegina sulla torta.
“Sony ha saputo crescere anno dopo anno – ha detto Maurizio Fondriest – con grandi sacrifici. Lui è la dimostrazione che se a vent’anni non sei ancora il più forte lo puoi diventare, anche se emergere al giorno d’oggi è più difficile perché il ciclismo si corre in tutto il mondo ed il livello medio si è alzato”.
“In questa stagione ho capito che durante le corse non devo solo aspettare – ha aggiunto Colbrelli – a volte devo trovare il coraggio di anticipare gli avversari. Adesso ho più consapevolezza dei miei mezzi. Mi è sempre stato insegnato a battere il ferro finché è caldo e a non sedermi sugli allori. Il primo obiettivo del prossimo anno – ha concluso – sarà la classicissima Milano-Sanremo, poi il Giro delle Fiandre e ancora la Roubaix, sognando il mondiale”.