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Festival dello Sport: Ronaldinho, a passo di samba: un predestinato che ha reso il calcio musica e felicità

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Tanti, tantissimi applausi. Un tripudio dall’inizio alla fine per il “Gaucho”, Ronaldinho, pallone d’oro nel 2005 e calciatore che ha fatto del suo sorriso, oltre alle sue straordinarie capacità in campo, l’elemento distintivo.

Si è presentato così anche all’auditorium Santa Chiara, dove una lunghissima coda di tifosi e amanti del calcio lo ha aspettato per ore, sperando di riuscire ad entrare per sedersi ed ascoltare la storia del campione verdeoro.

È arrivato con uno dei suoi classici look particolari, occhiali da sole e cappello largo, e fin da subito ha dispensato sorrisi e risate. Il suo calcio, ha detto lui stesso, mette allegria.

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Ma non è stata una vita facile quella di Ronaldinho, come ha raccontato all’inizio dell’incontro: ha perso prima il padre, poi la madre ed ora, accompagnato sempre dall’inseparabile fratello Roberto, ha trovato nella famiglia il suo punto di riferimento.

“La famiglia è sempre stata la cosa più importante della mia vita, non si è mai pronti a perdere qualcuno, né quando sei giovane e nemmeno non sei più grande. E quando sono con loro, la mia vita è più bella, tutto migliora”.

Una foto dopo l’altra, un vero e proprio album di ricordi, scandito dal ritmo incalzante del giornalista Filippo Maria Ricci.

Parlare di calcio con Ronaldinho è stato facile: il Mondiale vinto nel 2002, la Coppa America del 2004, il pallone d’oro del 2005. Un predestinato, è stato ricordato, che ha potuto giocare con Ronaldo “il fenomeno” e con Rivaldo, solo per citarne alcuni.

“Giocare con loro veniva naturale, non c’è mai stato alcun problema. Sapevamo ciò che dovevamo fare in campo e sembrava tutto semplice. Chi difendeva di più? Beh, gli altri otto…”.

Per il Gaucho, una vita in Europa: prima il Paris Saint Germain, poi il passaggio memorabile al Barcellona, club con il quale Ronaldinho ha fatto la storia.

“Vincere la Champions è stato il coronamento di lavoro e impegno – ha poi aggiunto. – Non credo che il Barcellona sia diventato grande grazie a me, il merito è stato di tutti. Il gol all’Arsenal? Forse c’era un mezzo passo di samba. È uscito davvero un bel gol!”.

Poi, il Milan. E qui il Santa Chiara non si è più trattenuto e sul palco sono volate magliette e pennarelli per gli autografi.

“Tutti i giocatori sognano di giocare nel Milan, una delle più forti squadre del mondo. Ed ora rivederlo vincere è una grande emozione. Ancelotti? Un grandissimo allenatore, è stato un piacere lavorare con lui. Uno dei migliori della storia”.

L’evento poi è terminato prima del tempo: la folla non ha resistito e Dinho è stato letteralmente preso d’assalto da magliette, palloni e penne lanciate sul palco, con un entusiasmo travolgente. Impossibile proseguire, così il campione si è concesso a qualche autografo prima di salutare il pubblico.

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