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Aquila Basket: chiuso il capitolo Brienza, e ora?

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Dopo la sconfitta di ieri sera contro la Lavoropiù Fortitudo Bologna, la 6^ sconfitta consecutiva, rimuovere dall’incarico di capo allenatore Nicola Brienza è stata una scelta inevitabile.

Secondo quanto riportato dal comunicato stampa diramato nella serata di ieri da Aquila Basket, per il resto della stagione sembrerebbe che la guida tecnica della squadra venga affidata a Emanuele Molin.

Al momento, sul web, c’è una vera e propria spaccatura tra i tifosi a favore di questa scelta e quelli invece contrari.

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Bisogna comunque ricordare che per Brienza non deve essere stato semplice arrivare in una realtà piccola e in un ambiente “familiare” come quello di Trento, soprattutto dopo un allenatore che ha lasciato un grande segno nella comunità come coach Maurizio Buscaglia. Onestamente, chi mai avrebbe potuto reggere il confronto con il precedente e tanto amato allenatore? Probabilmente, la tifoseria trentina avrebbe avuto da ridire anche se in panchina fosse arrivato il più quotato coach del mondo.

A sfavore di Brienza ci sono anche anche la giovane età e la mancanza di esperienza in Serie A come allenatore. Se fosse arrivato più tardi e non subito dopo Buscaglia, il coach canturino avrebbe trovato un ambiente diverso e molta più pazienza da parte dei supporters trentini.

Tuttavia di “se” e di “ma” non si vive e bisogna guardare quello che è stato nell’ultimo anno e mezzo. Mancanza di polso? Giocatori che non si trovano? Schemi non sufficienti? Le motivazioni dietro all’andamento altalenante della Dolomiti Energia sono molteplici ma di sicuro non ricadono interamente sulle spalle dell’allenatore e, questo è il dettaglio che è sfuggito maggiormente ai numerosi tifosi che si sono accaniti contro la panchina negli ultimi mesi specialmente da quando la squadra ha iniziato questa lunga serie di sconfitte.

Nessun team al mondo, neanche il più scarso, perde solo ed esclusivamente a causa di una gestione imperfetta. Possiamo anche inserire motivazioni come infortuni, Covid-19, giornate storte dei giocatori, canestri che non vanno a segno… ma comunque la colpa non dovrebbe ricadere solo sul coach. Certo, la testa che salta poi è la sua, ma ciò non significa che si debba puntare il dito, cosa che invece si è tanto fatta nelle ultime settimane. Le squadre sportive sono come delle classi: il responsabile è l’insegnante e gli studenti hanno tutti i loro difetti, i loro problemi, le loro ambizioni. E, in genere, quando uno studente va male a scuola, si va a verificare l’insegnante ed il suo metodo e non lo studente nella sua individualità oltre che il background da cui proviene.

Nel caso dell’Aquila Basket, a rimetterci il posto è stato coach Brienza. E si sa che il lavoro di un coach è tutto meno che certo. Soprattutto in una stagione anomala come quella che stiamo vivendo, dove altri allenatori quali Sacchetti, Pancotto e lo stesso Buscaglia sono già stati sollevati dal proprio incarico. In realtà, la lista di allenatori nazionali e di allenatori che lavorano in altre squadre fuori dall’Italia, che in questo campionato 2020/21 si sono ritrovati senza più il team con cui avevano iniziato è davvero lunga. Senza dubbio, Covid-19 ha lasciato un segno profondo nello sport e forse alle varie Società mancano ora il tempo e la pazienza: con i risultati arrivano sponsor, soldi e buoni giocatori e, al momento, tutti devono fare il possibile per rimanere a galla.

Con questo non si vuole giustificare Brienza o criticare il suo operato. Non è il primo e non sarà certo l’ultimo allenatore a venire sollevato dal proprio incarico. Ma di certo deve essere l’ultimo a venire visto di sottecchi e con negatività da fan e seguaci vari solo perché è arrivato dopo un pilastro fondamentale di Aquila come Buscaglia. Ci sarà sempre il confronto con lui ovviamente, ma forse bisogna anche capire che non è accanendosi contro una dirigenza che si aiuta la squadra ad ambientarsi e a trovarsi al meglio sia in città che in campo. I Social Media possono essere un’arma a doppio taglio, e tanto possono promuovere come possono invece dividere. Che poi, tutti coloro che hanno dato voce ai propri pensieri più o meno negativi, davvero pensano che una Società vada a “cedere” davanti alle lamentele del pubblico? Sicuramente se ne tiene conto, ma ciò che sta alle spalle di un gruppo squadra, di uno staff e di tecnici vari non va certamente a basarsi solo sull’umore e sulle preferenze dei fan.

Qui a Trento bisogna forse imparare a vivere lo sport con più leggerezza e meno serietà, soprattutto se si ha la possibilità di seguirlo per diletto e non per lavoro. Siamo stati abituati troppo bene da quando l’Aquila ha fatto il suo esordio in Serie A: dobbiamo interiorizzare il fatto che lo sport è fatto di alti e di bassi. E dobbiamo imparare ad accettare i momenti negativi senza mai smettere di supportare al meglio i giocatori e la Società. Siamo pur sempre in una realtà piccola ed è davvero notevole che sia anche così solida in meno di 10 anni in Serie A! Trento non è Milano o Bologna. Trento è Trento. Piccola, compatta e guerriera. Per quanto i giocatori vengano pagati a fare il loro lavoro, è così difficile cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno e rimanere fedeli al gruppo squadra? In fin dei conti, le critiche vanno bene solo se sono costruttive. Dopo, diventano pesi: e si sa che la negatività rende difficile il successo!

L’esame di coscienza in questa situazione ce lo dovremmo fare tutti, nella speranza che con la prossima stagione il capitolo che verrà aperto possa iniziare nel migliore dei modi per tutti e non con una Società efficiente e piena di volontà ed un pubblico invece sfiduciato ancora prima di iniziare. In fin dei conti, lo sport non dovrebbe essere qualcosa che ci appassiona tutti? Finché si è coinvolti in un ambiente sportivo, vincere o perdere dovrebbe essere relativo. Lo sport dovrebbe unire e non creare fazioni. Comunque vada il resto di questa stagione, la parola d’ordine dovrebbe essere coerenza: in campo come sugli spalti. Come disse lo scrittore, poeta, drammaturgo e librettista austriaco Hugo von Hofmannsthal: “L’aquila non può levarsi a volo da piano terra; bisogna che saltelli faticosamente su una roccia o su un tronco d’albero: ma di lì si lancia alle stelle.

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