Quali analogie tra la “nuova generazione di fenomeni” che ha vinto l’europeo e il gruppo del periodo d’oro del volley italiano, allenato da Julio Velasco, che mise in fila tre mondiali nei gloriosi anni Novanta? “L’atteggiamento in campo, il piacere di rappresentare l’Italia sono molto simili”, risponde Ferdinando “Fefè” De Giorgi, che di quella squadra fu il palleggiatore e che ora è il c.t. azzurro. Ma la parola è tutta per loro, i campioni d’Europa sul palco del Teatro Sociale per il Festival dello Sport. Simone Anzani, Fabio Balaso, Daniele Lavia, Alessandro Michieletto, Giulio Pinali, Riccardo Sbertoli, protagonisti del riscatto della nazionale dalla delusione di Tokyo 2020 alla vittoria europea: “I più giovani – dice Anzani, il ‘più vecchio’ del gruppo – hanno portato energia e una leggerezza, una capacità di andare oltre e non rimuginare, che forse è l’elemento che ci ha portato al successo”. Ed ecco l’umiltà del campione di casa, Michieletto, talento di soli 19 anni di nazionale e Trentino volley, tornato dopo l’europeo nelle fila dell’under 21 “dove ero semplicemente me stesso, uno di loro, e mi hanno accolto bene”. “I miei modelli? Kazijski e Fabio, il nostro libero”, risponde.
La leggerezza insomma, si parte da qui. Ma per De Giorgi, che al Festival festeggia i 60 anni e viene applaudito, non va confusa con superficialità: “La leggerezza c’era, ma io nei ragazzi ho visto anche quell’orgoglio, l’intensità nel lavoro e nell’aiutarsi l’uno con l’altro, la voglia di calzare la maglia della nazionale che è qualcosa che sta sopra a tutto. Questo si è visto in campo. A loro ho detto: partiamo dal giocare bene a pallavolo, il resto verrà”.
Come vi vedete voi atleti, siete davvero la nuova generazione di fenomeni? È la domanda di Zorzi e Pasini. “Dopo un’Olimpiade difficile l’estate è finita alla grande” risponde Lavia. “Ci siamo divertiti – prosegue Sbertoli -, abbiamo pensato solamente a stare bene insieme e stare alla giornata e alla partita. Anche all’europeo ad ogni match ci dicevamo: bene, si va avanti. Spero di continuare a divertirmi così”.
Simone, 29 anni, divenuto papà nei frangenti di Tokyo, racconta cos’è cambiato in positivo: “Io ho passato tre cicli in nazionale e posso dire che i più giovani hanno portato energia e spensieratezza. Io avevo ancora le scorie dell’Olimpiade e poi arrivavo in allenamento, vedevo i ragazzi lì a palleggiare e passava tutto”.
Sul palco si scambiano tre a tre e arrivano gli altri protagonisti della vittoria. Con Palaso e Pinali sale Michieletto, schiacciatore della nazionale e di Trentino volley. Racconta quali sono i suoi modelli: “In attacco, penso a un giocatore mancino come me, che quando lo vedo schiacciare dico ‘ma come cavolo fa’. È Matej Kazijski, con me in squadra a Trento. In difesa invece, dico un libero che è seduto con me, Fabio. Quando ne avevo bisogno mi ha dato consigli tecnici e mi ha aiutato a stare più tranquillo”.
Un elogio dunque a Palaso, partito ad inizio carriera come schiacciatore e “costretto” per i centimetri a ripensarsi nel ruolo di libero. “Mi piace fare il libero, mi trovo bene – racconta -. Prima facevo lo schiacciatore e poi la mia statura mi ha messo da parte. Ma è andata bene”. Pinali, l’emotivo del gruppo (“È vero, a inizio gara sono teso, sento molto l’emotività perché ci tengo per la maglia e i compagni, poi cerco di liberare tutto”, dice) ha come riferimento Ivan Zaytsev, “per il suo grande impegno negli allenamenti e in partita”.