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Festival dello Sport: Francesca Piccinini, storia di una regina sotto rete

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Il giornalista Mirko Graziano intervista Francesca Piccinini, leggenda della pallavolo azzurra e ripercorre la sua lunghissima e bellissima carriera sportiva. Dal suo esordio a 13 anni nella Carrarese, alla convocazione in Nazionale tre anni dopo, dall’esperienza da neo maggiorenne in Brasile, al “traguardo”, il titolo mondiale nel 2002, dalle sette Champions League vinte, alle nuove sfide che l’aspettano da dirigente e da commentatrice televisiva. Una storia di successi, ma anche di momenti difficili e di qualche rammarico.

Francesca Piccinini è una delle pallavoliste più grandi di sempre a livello internazionale, la vera protagonista della Nazionale di Pallavolo cha ha vinto il Mondiale nel 2002. 

Dopo tantissimi anni vissuti in campo, ha smesso di giocare e oggi ha una nuova vita. Un nuovo percorso sempre nel mondo della pallavolo, ma fuori campo. Francesca è vice presidente della squadra di Busto Arsizio e si occupa di far crescere il movimento giovanile. Una sfida difficile all’inizio per la campionessa, dal campo al dietro le quinte. Una sfida importante, che inizia proprio stasera con la prima giornata del campionato italiano, uno dei più belli del mondo. E da domani sarà anche commentatrice di pallavolo con Eleonora Lo Bianco su Sky.

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Reduce dalla sua prima e lunga vacanza da “testa libera”, vissuta appieno con tutte le amiche, Francesca accenna anche alla sua vita sentimentale: “Sono felice, tranquilla, non mi manca nulla. Vediamo e aspettiamo. Sotto questo punto di vista – ha affermato la pallavolista – mi sono risvegliata a 40 anni dopo una lunghissima carriera nella quale la pallavolo mi ha tolto tanto ma mi ha dato anche tanto. Ad esempio, mi è mancato stare con la mia famiglia, ma sto recuperando, e forse anche la spensieratezza propria di una ragazzina”.

In una carriera meravigliosa, Francesca cerca di focalizzare il momento più felice: “In verità ce ne sono stati tanti. Il periodo più bello è stato quello dai 30 ai 37 anni, nel quale stavo benissimo fisicamente, ero consapevole della mia forza e vivevo tutto in maniera più bella”. La campionessa parla di un momento difficile della sua vita che ha coinciso con la vittoria alla sua settima Champions Ligue a 40 anni: “E’ stato un momento gratificante ma non stavo bene dentro, quindi ho vissuto sentimenti contrastanti”.

Francesca Piccinini ha iniziato a 13 anni debuttando nel Campionato nella Cararrese, un vivaio di giovani promettenti come le sorelle di Gigi Buffon e Maurizia Cacciatori sotto la guida dell’allenatore Giuseppe Giannetti.

Com’era Francesca all’inizio? “Ero incosciente, avevo voglia di fare e di inseguire i miei sogni. Fisicamente ero già molto alta e in quell’ambiente mi sentivo “normale” e mi sentivo a mio agio”.

A 16 anni viene convocata in Nazionale, emozionata e così giovane ha esordito a Montreux. A 18 anni va a giocare in Brasile “per crescere”, nella squadra brasiliana di Bernardinho nel Rexona. Una bellissima esperienza dove cresce sportivamente e come donna.

Tredici anni a Bergamo, una grande squadra nella quale sono passate le giocatrici migliori e che le ha insegnato a vincere e fatta crescere. 

Dalle sue vittorie è sbocciato un movimento straordinario della pallavolo giovanile, dove sono state tantissime le ragazzine che hanno cominciato ad amare questo sport. 

Nel 2002 arriva il titolo mondiale, grazie ad un gruppo unito da una grande energia tra giocatrici e staff in un ambiente bellissimo. Arrivate a Berlino da outsider, partita dopo partita, le ragazze azzurre si sono conquistate la semifinale e poi la finale, vinta, con gli Stati Uniti.

Unico cruccio, forse, per la campionessa, la mancata medaglia olimpica. “Ad Atene e a Pechino potevamo andare a prenderci una delle medaglie. Non è vero che l’Olimpiade è maledetta per l’Italia, credo invece che bisogna meritarsela. Giocavamo bene ma mancava il gruppo, mancava il condottiero. In campo deve andarci chi se lo merita. E i più forti. Poi bisogna fare i conti con tante dinamiche e anche con la sfortuna”.

Infine, Francesca parla, non senza amarezza, della sua ultima esperienza in merito alla mancata Olimpiade di Tokyo: “Ho sempre dimostrato sul campo il mio valore, ero consapevole della mia età di quello che ho fatto e dato. Ho parlato con il ct Davide Mazzanti ed inizialmente c’è stata apertura da parte sua. Io mi ero appena ritirata e ho ripreso ad allenarmi proprio per questo obiettivo. Poi quella intervista al ct che inaspettatamente e di fatto mi escludeva dal progetto azzurro. Avrei potuto dare una mano a fare un po’ tutto e gestire alcune dinamiche. Ma è andata così”.

Sulla attuale Nazionale femminile, Piccinini esprime il suo parere dal punto di vista tecnico: “E’ una buona nazionale, c’è un bel mix, ma può crescere ancora tanto. Con l’Europeo le ragazze hanno superato l’insicurezza ed ora hanno la consapevolezza di essere un gruppo forte”.

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