Uno di questi progetti possiamo visitarlo già in questi giorni al Palazzo delle Albere, dove ieri è stata inaugurata la mostra “Paolo Rossi, un ragazzo d’oro” che rimarrà aperta anche oltre il Festival, fino al 21 ottobre.
Antognoni, Cabrini, Causio e Dossena hanno ricordato Paolo come una persona allegra, motivata, amante della vita e sempre con il sorriso. Anche quando in campo lo marcavano difensori tutt’altro che teneri.
Come dimenticare i tre gol che ci hanno permesso di battere il Brasile, le due reti in semifinale alla Polonia e il primo gol nella finale poi vinta contro la Germania Ovest. E pensare che Pablito (soprannome nato durante il mondiale del 1978 in Argentina) in Spagna venne convocato contro ogni pronostico, dopo la lunga squalifica e i problemi fisici che non gli davano tregua. Il ct Bearzot credette in lui, e Paolo lo ripagò.
Dal 9 dicembre 2020 Paolo non c’è più, ma il suo ricordo rimane vivo e ispira oggi anche i più giovani, che mai lo hanno visto giocare. Una perdita dolorosa soprattutto per Federica, alla quale il mondo del calcio non ha mai fatto mancare la vicinanza.
“Ho avuto la fortuna di condividere tanti anni con lui, insieme abbiamo costruito una famiglia e dal nostro amore sono nate due figlie. Paolo mi manca ogni giorno ma vado avanti, perché è stato lui ad insegnarmelo. Ha sempre dimostrato che di fronte alle difficoltà si va sempre avanti a testa alta. Oggi cerco di portare avanti i suoi progetti e i valori di vita a lui cari”.