Per la rubrica “Storie di calcio” narriamo un uomo d’altri tempi del calcio nostrano a pochi giorni dal suo 81esimo compleanno.
Nedo Sonetti è stato prima di tutto un roccioso stopper degli anni sessanta e settanta del secolo scorso con le casacche di Spezia, Reggina e Salernitana. Oggi, nel calcio contemporaneo sarebbe un difensore centrale, ottimo marcatore sul centravanti avversario, supportato da buona visione di gioco.
Il suo ruolo al centro del castello difensivo lo ha accreditato nella lunga carriera da allenatore. Il tecnico, originario di Piombino, ha legato la sua avventura alla “cloche” nelle città di provincia del Belpaese.
Annoda la sua avventura professionale all’Atalanta e alla città di Bergamo. Ai piedi della Torre del Gombito pone le basi del miracolo orobico. La sua Dea gioca le finali (andata e ritorno) di Coppa Italia del 1987 contro il Napoli di Diego Armando Maradona.
E’ un predestinato della panchina per la sapienza tattica e il furore del temperamento.
Maestro nelle promozioni in Serie A, alla fine ne collezionerà ben cinque alla guida di Udinese, Ascoli, Lecce, Brescia e Atalanta. Abile anche nelle salvezze difficili e complicate, guidato dal suo carattere mai domo.
Sanguigno e spontaneo come la sua terra d’origine, a Viareggio la sua prima esperienza in panca. Il suo vociare a bordo campo era uno show da “Mai dire gol”, il gesticolare scomposto era adrenalina pura per gli amanti del pallone.
Sul campo di allenamento Nedo Sonetti era un autentico leader, smaliziato senza dogmi sul piano tattico e scaltro nei rapporti interpersonali con i giocatori.
Un uomo pratico che ha fatto gavetta masticando la passione, percorrendo chilometri e uno stretto sentiero, accettando gli incarichi più gravosi con l’entusiasmo del principiante.
A tratti burbero e accigliato, ma onesto intellettualmente e leale davanti ai microfoni dei cronisti. L’ironia toscana è il suo carattere distintivo: la battuta spiritosa e affilata dispensava sorrisi in sala stampa.
L’indole scomoda ma vera, poco avvezza ai compromessi, lo hanno penalizzato tenendolo lontano dall’Olimpo del calcio, palcoscenico che avrebbe meritato. L’allenatore di provincia vive della fierezza e dei valori di quel calcio romantico che si racconta con gli occhi lucidi e un pizzico di malinconia.
Emanuele Perego www.emanueleperego.it www.perego1963.it