Atletica
Jacobs&Dosso, gli azzurri in pista a Belgrado
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3 anni fail
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RedazioneTutti gli occhi sul campione olimpico dei 100 e della 4×100 Marcell Jacobs, in corsa per le medaglie nei 60 metri. Nelle gare in pista dei Mondiali indoor di Belgrado (18-20 marzo) l’Italia presenta complessivamente dodici atleti. Qui la presentazione delle gare in pedana e delle multiple.
60 UOMINI – Il campione olimpico contro il campione del mondo. Il primatista europeo dei 100 contro il primatista mondiale dei 60. Il re di Tokyo contro il più forte di sempre nello sprint al coperto, 6.34 sparato quattro anni fa. È Marcell Jacobs contro Christian Coleman la sfida-simbolo per il Mondiale indoor in chiave azzurra e probabilmente per l’intera rassegna. Senza dimenticare un altro statunitense temibile come Marvin Bracy. Succede tutto sabato, in una giornata da vivere col fiato sospeso, scandita da tre turni in poche ore: batterie alle 10.45, semifinale alle 18.40, finale alle 21.20. L’azzurro delle Fiamme Oro, campione d’Europa un anno fa con il record italiano di 6.47 a cinque centesimi dal primato europeo, si presenta con il terzo tempo stagionale tra gli iscritti (6.49), proprio dopo Coleman (6.45) e Bracy (6.48). Ha inanellato nove vittorie consecutive tra batterie e finale, prima della falsa partenza che l’ha estromesso dalla finale del meeting di Belgrado, sulla stessa pista dei Mondiali, esperienza che in ogni caso gli ha permesso di iniziare a interpretare il rettilineo rialzato della Stark Arena. Che si annuncia affollata di tifosi in tribuna, a differenza di Torun e di Tokyo: oltre 18mila posti a disposizione nella caldissima “casa” del basket del Partizan.
Per Coleman, oro indoor di Birmingham 2018 e oro a Doha nel 2019, si tratta del primo evento globale al rientro dalla squalifica di diciotto mesi, causata da tre controlli antidoping saltati. Nelle sue due uscite, ha aperto con 6.49 e poi è sceso a 6.45 nella finale dei campionati americani il 27 febbraio, battendo proprio Bracy (argento iridato nel 2014) che ha eguagliato il personale. Coleman e Jacobs non si sono mai incontrati nei 60 indoor, esistono invece tre precedenti sui 100 metri, con bilancio di 3 a 0: al Golden Gala del 2018 (quarto lo statunitense, settimo il bresciano) e due volte ai Mondiali di Doha in batteria e in semifinale. Tutto porta a pensare che la corsa per le medaglie sia ristretta a tre velocisti, anche se gli inseguitori non mancano e le altre potenziali insidie arrivano dagli atleti africani Emmanuel Matadi (Liberia, 6.52) e Arthur Cissé (Costa d’Avorio, 6.53), da Rikkoi Brathwaite (Isole Vergini Britanniche, 6.54), dai britannici Jeremiah Azu (6.56) e Adam Thomas (6.56), sulla carta anche dal qatarino Femi Ogunode che è stato bronzo nel 2014 a Sopot.
Un altro azzurro al via: il ritrovato Giovanni Galbieri (Aeronautica) ha meritato la convocazione dopo i progressi della stagione indoor, culminati nel 6.60 del primato personale e il secondo posto degli Assoluti di Ancona.
60 DONNE – Nessuna italiana ha mai raggiunto la finale dei Mondiali indoor nelle diciassette edizioni precedenti. È l’obiettivo che si è posta Zaynab Dosso (Fiamme Azzurre), emblema di quanto l’effetto-Tokyo sia stato decisivo per le nuove consapevolezze di tanti atleti azzurri. Otto posti a disposizione, tre turni nella giornata di venerdì: difficile ma non impossibile per la reggiana che ha cambiato dimensione grazie a un miglioramento complessivo di ben venti centesimi, fino al record italiano di 7.16 agli Assoluti indoor. Una prestazione anticipata da altri due 7.19 e seguita dal primo successo internazionale, proprio a Belgrado, nel meeting della scorsa settimana con 7.21 dopo il 7.20 della batteria. Tradotto: costanza di rendimento e mentalità tutta nuova. Ora serve un altro passo in avanti, la perfezione tecnica in uscita dai blocchi che fin qui è mancata e un crono che non sia lontano da 7.10.
È un Mondiale, e neanche a dirlo il panorama è tutt’altro che agevole (undicesimo accredito 2022 per Dosso), con i favori del pronostico che non possono non andare alla polacca Ewa Swoboda unica in grado di scendere sotto i sette secondi (6.99). Out la giamaicana Elaine Thompson-Herah, si contendono le medaglie soprattutto le statunitensi Marybeth Sant-Price e Mikiah Brisco, la svizzera Mujinga Kambundji, la jam Briana Williams. L’altra piacevole novità dello sprint azzurro è Aurora Berton (Libertas Friul Palmanova) che debutta in Nazionale assoluta direttamente dalla porta dei Mondiali, come effetto del salto di qualità esplicitato prima dal 7.29 di Lodz e poi dal 7.28 di Ancona.
OSTACOLI (aggiornato mercoledì 16 marzo ore 18) – Rimane a casa l’ostacolista Paolo Dal Molin (Fiamme Oro), a causa del riacutizzarsi di un fastidio all’anca: l’azzurro non sarà in pista per provare a centrare la finale iridata dopo il bronzo degli Euroindoor di un anno fa e l’ottimo 7.56 degli Assoluti indoor di Ancona. Dal fronte della lotta per le medaglie, il primatista del mondo Grant Holloway vuole vendicare l’inattesa sconfitta olimpica di Tokyo e ha già ruggito con 7.35: lo attende il duello con il francese Pascal Martinot-Lagarde salito per tre volte sul podio mondiale indoor (mai d’oro) e ragionano in grande anche l’altro statunitense Jarret Eaton, il polacco Damian Czykier sceso a 7.48, il francese Wilhem Belocian. Più indietro nei riscontri stagionali il campione del mondo in carica Andrew Pozzi (Gran Bretagna). Ad Ancona, segnali incoraggianti li ha lanciati l’altro ostacolista azzurro Hassane Fofana (Fiamme Oro) che è tornato a pareggiare il primato personale di 7.66 del 2018, dopo il trasferimento in Spagna, ad Almuñecar, stessa sede d’allenamento abbracciata anche da Elisa Di Lazzaro (Carabinieri) che si è portata a un doppio 8.11 in batteria e finale a Ostrava. Avvicinare ulteriormente gli otto secondi è il ragionevole obiettivo della triestina, in una gara che potrebbe rivelarsi un confronto tra le giamaicane Danielle Williams e Britany Anderson, la statunitense Gabbi Cunningham e la francese Cyrena Samba-Mayela.
MEZZOFONDO – Le neoprimatiste italiane Nadia Battocletti e Gaia Sabbatini guardano alla stagione all’aperto e non saranno ai Mondiali indoor. Il parterre di mezzofondisti azzurri è comunque nutrito, al termine di una stagione in sala che ha dato una scossa al settore, finalmente vivace. Merito anche di Ossama Meslek (Atl.
Vicentina), l’atleta che fa base a Leeds, in Inghilterra, in grado di sfilare a Giuseppe D’Urso il record italiano dei 1500 metri dopo venticinque anni (3:37.29 a Birmingham) e di portarsi con 7:44.45 a tre secondi dal primato di Gennaro Di Napoli nei 3000 (7:41.05 nel 1997). Meslek si cimenterà proprio su questa distanza, che a Di Napoli regalò due medaglie d’oro consecutive nella rassegna iridata, a Toronto nel 1993 e a Barcellona due anni dopo. Superando lo scoglio della batteria, in finale può esaltarsi, imitando quanto già fatto quattro anni fa nell’edizione di Birmingham da Yassin Bouih (Fiamme Gialle) che qui ci riprova, con un coefficiente di difficoltà ancora maggiore: 7:48.38 lo stagionale del reggiano a Karlsruhe. L’Etiopia ambisce alla tripletta con il leader mondiale stagionale Berihu Aregawi (7:26.20), il siepista Lamecha Girma e l’oro olimpico dei 10.000 Selemon Barega, occhio però alla quota Europa rappresentata dallo spagnolo Adel Mechaal, fresco di primato continentale a 7:30.82.
Sempre al maschile, nel big match dei 1500 che segna la resa dei conti tra il nuovo primatista mondiale Jakob Ingebrigtsen (Norvegia, 3:30.60) e l’etiope ex recordman e iridato in carica Samuel Tefera (e occhio al keniano Abel Kipsang), cercano strada Nesim Amsellek (Cs San Rocchino) e Pietro Arese (Fiamme Gialle): per il bresciano campione d’Italia è la prima maglia azzurra assoluta, guadagnata con il 3:38.42 di Sabadell; per il torinese è invece l’occasione di riscatto dopo la giornata “no” degli Assoluti, in un momento personale particolare per la scomparsa della cara nonna. Il suo indubbio valore l’aveva però mostrato con il 3:37.86 di Metz. Tra le donne, Elena Bellò (Fiamme Azzurre) non si accontenta di quanto di buono fatto in stagione, compreso il 2:01.45 degli Assoluti indoor. Negli 800 metri, territorio di conquista per la ventenne britannica Keely Hodgkinson (1:57.20, miglior crono al mondo dal 2002) affrontata dalla giamaicana Natoya Goule, dall’ugandese Halimah Nakaayi, dall’australiana Catriona Bisset, dall’etiope Habitam Alemu, la vicentina va alla ricerca di una prestazione di spessore, degna del palcoscenico internazionale.
LE ALTRE GARE – Tra i piatti forti della rassegna di Belgrado, nelle altre gare in pista senza azzurri, spicca la super sfida dei 400 metri tra la bahamense due volte campionessa olimpica Shaunae Miller-Uibo, alla prima uscita dalle Olimpiadi di Tokyo, e la fenomenale ostacolista olandese Femke Bol (50.30 quest’anno nei 400 indoor), teoricamente inarrivabili per tutte, compresa Justyna Swiety-Ersetic che guida la pattuglia polacca. Meno qualificata la gara maschile, anche qui con un olandese in prima fila: è Liemarvin Bonevacia (45.48 quest’anno), finora più efficace dello statunitense Trevor Bassitt e del trinidegno Jereem Richards.
Una sola favoritissima per l’oro dei 1500: è l’etiope primatista del mondo Gudaf Tsegay, già vicina al proprio limite mondiale (3:53.09) con il 3:54.77 di Torun, pronta al primo oro globale della carriera. Con Axumawit Embaye e Hirut Meshesha, l’Etiopia vanta altre due carte da podio. Ipotesi di tripletta etiope anche nei 3000 metri, per i quali la candidatura più convincente è quella di Dawit Seyaum (8:23.24), ma il copione include altre due gazzelle degli altipiani (Ejgayehu Taye e Lemlem Hailu) e le americane Alicia Monson e Elle Purrier St. Pierre che vorranno scombinare i piani. Molto più aperta la prova maschile degli 800 metri, finora senza acuti e mattatori nel 2022: quattro protagonisti in tre decimi, dallo spagnolo Mariano Garcia leader mondiale dell’anno (1:45.12), al mezzofondista Usa Bryce Hoppel, al keniano Collins Kipruto, al britannico Elliot Giles, il più quotato del lotto.
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