Eugenio Bersellini è stato un esponente di spicco del calcio italiano negli anni Ottanta, dei valori sportivi e risvolti umani. L’uomo, prima delle qualità tecniche, ha palesato nella sua vita la caratura e la statura del calcio d’altri tempi.
Il grande pubblico, quello dai capelli brizzolati, lo ricorderà con il suo soprannome: “sergente di ferro”. L’appellativo (che a volte garbatamente lo infastidiva) venne attribuito dalla critica per i metodi di lavoro svolti sul campo di allenamento, estremamente duri e ostici sul piano fisico.
Bersellini ebbe il merito nell’anticipare di una generazione, i criteri, le metodologie di addestramento e preparazione.
È stato un precursore e innovatore delle esercitazioni sul green. Predicava il valore del lavoro, sudore e sacrificio necessari per ottenere le vittoria, il messaggio criptato da trasmettere ai giocatori.
Il carattere era spigoloso, il suo aspetto apparentemente burbero strideva con il rapporto onesto, diretto e sincero che tesseva ostinatamente con la truppa. Lo spogliatoio era una sorta di famiglia allargata, un senso profondo, un legame fraterno reggeva tra i protagonisti.
Le lancette del pendolo si fermano per un istante ai tempi memorabili di Dribblossi o Beccalossi (nomignolo affidato da Gianni Brera), Spillo Altobelli, la vita da mediano di Lele Oriali, Pallottola o Ivano Bordon (soprannome coniato da Sandro Mazzola) e Beppe Baresi.
I giocatori dell’Inter chiamavano Bersellini “il tigre”, sottolineandone con devota ammirazione la forza interiore e il carattere mai domo.
Organizzava con ortodossia i ritiri, introdusse nelle sedute lo stretching, adorava il basket e ne contaminerà la mentalità, pose le basi del “rombo” parodia tattica per il mantenimento del possesso palla.
La filosofia di gioco era legata alla tradizione italica. Le sue squadre erano muscolari ben preparate dal punto di vista atletico, compatte tatticamente, raccolte con sagacia in fase difensiva e abili nelle ripartenze.
Nella sua carriera di allenatore colleziona 490 presenze in Serie A. Nel personale carniere raccoglie 1 Scudetto (1979-1980) nell’ultima Inter vincente tutta italiana, 2 Coppe Italia (1977-1978 e 1981-1982), 1 Coppa Italia nella Sampdoria (1984-1985), il primo trofeo nella storia del club genovese.
Con le scarpette bullonate (ex centrocampista), in veste di giocatore, indossò le giubbe del Fidenza, Brescia, Monza, Pro Patria e Lecce.
Vi era una relazione sottile, intensa e radicata, che legava Eugenio Bersellini a Borgo Val di Taro. Eugenio Bersellini nasceva, infatti, nella cittadina dell’appennino parmense, crocevia geografico tra Emilia, Liguria e Toscana, nel giugno del 1936.
Inserita nelle CittaSlow è rinomata per il fungo porcino (con marchio IGP Indicazione Geografica Protetta) e la sua Sagra, piccolo scrigno di cultura e gastronomia.
Nel borgo montano dalle origini romane che custodisce i resti dell’antico castello, le chiese in stile romanico e gli storici palazzi, Barbara e Laura Bersellini (figlie di Eugenio) hanno deciso di organizzare uno speciale evento in memoria del papà.
Una mostra fotografica (dal 26 agosto al 10 settembre) dedicata a Eugenio Bersellini, con ingresso libero, curata dal fotografo Alessandro Ravezzani.
Il giorno dell’inaugurazione saranno presenti (tra gli altri) personaggi illustri: Ivano Bordon, Nazzareno Canuti, Giampiero Marini, Carlo Muraro, Marco Rossinelli, Claudio Lombardo, Roberto Mozzini e Giancarlo Pasinato.
Ecco in dettaglio il programma di sabato 26 agosto 2023 a Borgo Val di Taro (Parma):
–Inaugurazione Murales dedicata a Eugenio Bersellini (dipinto da Silvia Bottali) presso il campo sportivo “Bozzia” di Via Guglielmo Cacchioli, 21 (ore 10.30)
-Inaugurazione mostra fotografica e Tavola Rotonda presso Palazzo Tardiani, Piazza II Febbraio (ore 11.30)
Eugenio Bersellini. Il sergente buono.
-Foto archivio di Alessandro Ravezzani
Emanuele Perego www.emanueleperego.it www.perego1963.it