Il 2 maggio del 2016 il pareggio allo Stamford Bridge tra Chelsea e Tottenham (2-2) incorona il Leicester di Claudio Ranieri campione d’Inghilterra.
Cinque giorni dopo lo storico evento è già un frammento di cronaca, il sogno del cassetto, la favola da raccontare ai posteri. Penso al volto, alla maschera di un uomo, un vero signore del calcio, in un mondo spesso ipocrita e scortese.
Claudio Ranieri si ritrova accanto ad Andrea Bocelli, che intona sul palco al centro del King Power Stadium la romanza “Nessun dorma”, il “Vincerò” della Turandot di Giacomo Puccini.
L’uomo si emoziona, tirato, teso come la corda di uno strumento ad arco, la smorfia innaturale per celare la lacrima gioiosa, con il petto rigonfio di fierezza per aver vinto, con un autentico miracolo sportivo, alla veneranda età di 64 anni, la storica Premier League con il piccolo Leicester.
E’ il coronamento di una carriera illuminata, forse avara di “tituli”, sempre in trincea senza mai ferire. Nel puntuale frangente è l’uomo solo, carico, consapevole e onorato di essere semplicemente italiano.
Per la storia, l’ultima Premier vinta fuori i confini della capitale londinese e della città industriale di Manchester porta la firma di Alan Sherer con il suo Blackburn (a metà degli anni novanta).
Leicester, cittadina di 285.000 anime, è situata nelle Midlands Inglesi. Nella terra dove scorre il fiume Soar sono nate leggende britanniche del calibro di Gary Winston Lineker, ex bomber e apprezzato conduttore televisivo della BBC e l’ex portiere Peter Leslie Shilton.
Riavvolgendo il nastro del tempo all’arrivo di Ranieri sulla panca dei Foxes, l’ex attaccante inglese disse: “Sarà uno dei tormentoni della stagione”.
In fase successiva raddrizzò il tiro dichiarando: “Se il Leicester vincerà la Premier, condurrò la prima puntata di Match of the Day”-rinomata trasmissione sportiva d’oltremanica- della prossima stagione in mutande”.
Gary Lineker in campo era considerato il “gentiluomo del goal” e mantiene ancora una volta la sua promessa. A metà agosto si presenta con i soli pantaloncini bianchi davanti alle telecamere della televisione inglese.
Il condottiero dei “blue and white” è, per ironia della sorte, un tecnico nato ai piedi del Colosseo e a Leicester il castrum descrive la traccia visibile dell’impero romano.
La cittadina industriale, autentica e multirazziale, è la patria del rugby. La facciata in stile vittoriano cela l’integrazione riuscita di etnie e culture.
Claudio Ranieri è uomo apprezzato dalla stampa, per la sua ironia, umanità e l’innato equilibrio. Il suo passato da ex manager del Chelsea (2000-2004) lo supporta nelle relazioni interpersonali. I media gli affibbiano il simpatico nomignolo di Mr. Tinkerman per la sua riluttanza nell’annunciare in anticipo la formazione.
Con The Filberts il tecnico di Testaccio disegna il collaudato modulo 4-4-2 miscelando i capisaldi dell’English style con l’ingegno italico. Lo schema delle volpi è ben applicato con maestria e arguzia.
E’ una squadra “quadrata”, fisica e robusta in tutti i reparti e lo spartito esalta gli interpreti come Jamie Richard Vardy, ex operaio di una fabbrica metalmeccanica, del centrocampista esterno algerino Riyad Mahrez e di Ngolo Kanté, oltre che, tra i pali, della saracinesca Kasper Schmeichel.
Claudio Ranieri, il “magico” Leicester e l’orgoglio italiano.
Emanuele Perego www.emanueleperego.it www.perego1963.it