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Il Festival dello Sport: Marvin Vettori, le vittorie sono importanti, ma le sconfitte ancora di più

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Tantissimi i giovani che ieri sera al Muse hanno voluto ascoltare il loro beniamino che torna sconfitto dall’attesissimo incontro della UFC Fight Night di venti giorni fa a Parigi, battuto a punti dall’ex campione del mondo Robert Whittaker.

La gloria di questo giovane campione di casa nostra rimane comunque intatta perché Marvin Vettori da anni ormai è il protagonista che tiene alto il nome dell’Italia nelle gabbie di tutto il mondo.

La testimonianza del fighter parla di quella fantastica ossessione che l’ha portato dalla sua cameretta di Mezzocorona fin sul tetto del mondo. Da ragazzino esuberante, casinista, ma con la testa abbastanza dura da non mollare mai.

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La scintilla scocca guardando video e documentari di lottatori famosi. L’allenamento diventa quasi ossessivo. Pensando al futuro, tra l’università per diventare ingegnere e andare a Londra ad allenarsi ad un certo livello, la scelta cade su questa seconda opzione. “L’Italia mi stava stretta, mi rendevo conto che questo sport non era inteso a modo mio. Dovevo provare il grande salto”.

Inizia così la parentesi londinese del campione, tra doppio lavoro ed estenuanti allenamenti, i mesi passano durissimi. Arrivano i match e anche le sconfitte che fanno emergere l’inesperienza e le lacune nella preparazione di un giovanissimo lottatore. Dopo l’ennesima sconfitta, nel 2014, Vettori si interroga sul futuro. “Le vittorie sono importanti ma le sconfitte ancora di più perché ti indicano la strada. Ciò che non ti schiaccia ti forma”.

Così, si parte per gli Stati Uniti, si decide per un salto ancora più alto e inizia la parentesi americana. E arrivano le vittorie in una costante ricerca di migliorare e affinare l’esperienza. Ma per Marvin, a questo punto, arriva un altro momento difficile: la sospensione di 15 mesi per tracce di uno steroide nel sangue. 

Tornerà nell’ottagono dopo sei mesi perché l’assunzione si rivelerà “non intenzionale”. “In quei mesi era tutto sospeso, in stand by. Mi allenavo costantemente perché volevo farmi trovare pronto nella speranza che la sospensione venisse annullata da un momento all’altro. Allenarsi nella frustrazione di non potersi mettermi alla prova mi ha fatto crescere moltissimo”.

Infatti, da questa esperienza Marvin esce rinnovato, un atleta più maturo. Anche dal punto di vista mentale. “La testa è tutto anche nella tecnica, soprattutto negli sportivi che sono a certi livelli. Il combattimento è mentale prima che fisico”.

Tanto è importante la testa, quanto lo studio del proprio avversario: “Guardo i suoi match ma soprattutto come parla nelle interviste, come si comporta sui social, le sue storie su Instagram perché ti rendi conto di come si allena, di come si prepara e come vive i match”.

Marvin Vettori è un campione tenace, fiero di non essersi mai ritirato da un match, contrariamente a tanti suoi avversari. Anche questo contribuisce a creare il personaggio attorno all’atleta. In fondo, combattere è più business che sport. 

A chi afferma che l’MMA sia uno sport violento, il lottatore trentino risponde che ogni tipo di combattimento significa miglioramento di se stesso, è un mettersi alla prova e alla domanda come reagirebbe se suo figlio un giorno volesse seguire le sue orme, risponde candidamente: “Gli risponderei di sì e ne sarei felice se fosse lui a chiedermelo. Anzi no, credo che lo costringerò almeno ad iniziare! Perché questo sport mi ha fatto capire da un lato come difendermi ma dall’altro anche quanto possa essere pericoloso. Impagabile quanto ti possa formare, anche di testa e ti abitui alla costanza e al sacrificio”.

Per quanto riguarda i suoi obiettivi futuri: “Non c’è dubbio, ho due chiodi fissi: il primo è da sempre la cintura e poi portare un match in Italia”.

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