“Se l’ho fatto una volta, perché non potevo rifarlo?”. È già, Massimo, perché no? Eugene si inchina al campione olimpico e campione del mondo della marcia Massimo Stano: “Sono riuscito a dimostrare di avere un’egemonia su entrambe le distanze, che poi era quello che più mi interessava per la gara di oggi, capire quanto fossi competitivo su questa distanza.
Vincere un’Olimpiade sulla 20 km e l’anno dopo i Mondiali nella 35 km non era per nulla scontato. Sono stra-contento e stra-stanco: ma oggi a 7-8 km dall’arrivo ho fatto capire a tutti gli altri che potevano giocarsi soltanto l’argento”.
Era soltanto la sua terza 35 km in carriera dopo quella di Gioiosa Marea nel 2019 e quella di Dudince in aprile. Ma è già il re della specialità: “È stata davvero dura, Kawano è rimasto attaccato fino alla fine, sentivo il fiato sul collo. Per la maggior parte della gara ho risparmiato energie facendomi tirare dagli altri – racconta – Ogni tanto cercavo di dettare il ritmo e di tornare nel gruppo per conservare il più possibile. La gara era veloce, ho cercato di guardare pochissimo il cronometro per non farmi influenzare dai ritmi.
Mi sentivo bene, negli ultimi quindici km c’è stata una progressione netta e negli ultimi 5 km non so dove ho trovato l’energia, perché mi sentivo quasi svenire. Ma volevo così tanto vincere che ho detto… ‘puoi svenire dopo l’arrivo!’. Non mi sono mai sentito realmente in crisi, riuscivo sempre a reagire, ci siamo allenati tanto in sofferenza, e quindi la sofferenza di oggi era più che conosciuta. Non mi ha spaventato”.
A dodici mesi da Tokyo, è un’altra giornata memorabile, da condividere con la persone care: “Ci tenevo tanto, volevo dimostrare che l’anno scorso non è stato un caso – prosegue l’azzurro – La dedica è per mia moglie Fatima e mia figlia Sophie, per Antonella Palmisano che non ha potuto gareggiare e sono sicuro avrebbe potuto confermare l’oro: la aspetto più aggressiva di prima, insieme possiamo riscrivere la storia. Le sue parole di ieri mi hanno aiutato tanto, come quelle di Ivano Brugnetti. Sono incredulo ancora una volta, non è scontato, mi viene da piangere e da ridere”.
“Probabilmente essere stato celebrato meno dopo Tokyo mi ha dato meno pressioni – aggiunge – non ho avuto tantissimi problemi durante la stagione, questo certamente mi ha dato la possibilità di riconfermarmi ma sono sicuro che anche gli altri campioni olimpici azzurri hanno dato il massimo. L’atletica non è matematica.
Nell’ultimo giorno del Mondiale quest’oro dà fiducia a tutta l’atletica e sono sicuro che la marcia avrà pian piano una visibilità maggiore in Italia. Agli Europei di Monaco farò la 20 km, quel che viene viene. E rivolgo un appello al Cio: il mio sogno è doppiare la 20 km e la 35 km alle Olimpiadi. Spero che possano esaudire il mio desiderio perché la ‘trentacinque’ individuale non è nel programma”.