Atletica
Mei: “Soddisfatto del Mondiale azzurro”
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2 anni fail
Da
RedazioneAppena entrato nella Asics Hall di Eugene, l’applauso è tutto per lui, per l’impresa del giorno e per un oro eterno conquistato sulle strade dell’Oregon dimostrando una superiorità che raramente si era vista prima. Il campione del mondo della 35 km Massimo Stano è l’ospite d’eccezione della conferenza stampa azzurra di chiusura ai Mondiali, insieme al presidente FIDAL Stefano Mei e al direttore tecnico Antonio La Torre.
“Stano campione del mondo suona bene – le parole dell’azzurro delle Fiamme Oro – a differenza di Tokyo mi sembra già tutto più reale. Ora so di essere competitivo sia sulla 20 km sia sulla 35 km, non voglio preferire l’una all’altra. Eugene è già archiviata, anche oggi mi dico di essere arrivato ‘secondo’: se stacco con la testa prima di Monaco è finita. E invece no, mentalmente cercherò di tenere alta la tensione per la ‘venti’ degli Europei”.
E poi torna sull’episodio che ha fatto tremare tutti, per un attimo, nel finale di gara, quell’inciampo che rischiava di costargli carissimo: “Mi sono accorto solo ora che il giapponese ha chiuso a un secondo da me: pensavo avesse mollato, non mi sembrava così vicino… quanto ho rischiato per prendere la bandiera! In generale, la prestazione mi soddisfa, pensavamo di valere 2h26 e abbiamo fatto 2h23:14, l’ho gestita bene, sono stato padrone di ogni cambio di ritmo e di ogni minimo particolare”.
L’analisi del presidente Mei non può che partire dalle emozioni finali: “Complimenti a Massimo, ha fatto entusiasmare me e tutti gli italiani, non è mai facile confermarsi da campione olimpico – il commento del numero uno federale – Nel complesso, sono soddisfatto oggi, ma lo ero anche ieri sera, prima della vittoria di Stano: ho visto una squadra compatta, ragazzi che hanno tratto il massimo dalla condizione che avevano.
Questo Mondiale ci dice che la base degli atleti italiani di alto livello si sta allargando: l’emergere di talenti che lo scorso anno erano più indietro è sintomatica di un’età dell’oro che dà questi frutti, anche per l’effetto emulazione di Tokyo”.
Nel ricordare le due medaglie vinte (oro Stano, bronzo Vallortigara nell’alto), il confortante numero di finalisti intesi come piazzamenti tra i primi otto (9 in attesa della finale della staffetta 4×400) e il rendimento delle punte (“Jacobs voleva fortemente essere qui per onorare la maglia, Gimbo ha sfiorato la medaglia con un’impresa straordinaria, Elena ha fatto qualcosa che era tutt’altro che scontata”) il presidente torna anche a sottolineare in quale contesto ci si muovesse, alla luce di una stagione che prevede Mondiali ed Europei nel giro di un mese:
“Non ce la siamo sentita di imporre scelte – le sue parole – abbiamo fatto decidere gli atleti, alcuni hanno preferito doppiare, altri si sono concentrati su Monaco. Il ruolo del presidente è mettere in condizione il settore tecnico di rendere al meglio, e per questo abbiamo investito molto: se i ragazzi vanno bene è merito loro, se vanno male è colpa mia. Io credo che la struttura e gli allenatori personali abbiano lavorato bene, e altri lo potranno dimostrare anche agli Europei: punto a un’edizione migliore di quella di Spalato 1990”.
La lettura del Mondiale azzurro arriva anche dal DT La Torre: “Eugene era un passaggio difficile per noi e non dobbiamo nasconderci anche gli errori fatti e imparare da questi – la sua riflessione – personalmente mi soddisfa che in un anno difficile per le nostre punte, sia emersa la consistenza del nostro patrimonio post-Tokyo.
Lo sappiamo, la stagione che segue le Olimpiadi è complicata, a maggior ragione stavolta che ci son voluti cinque anni e non quattro per arrivare ai Giochi, e quindi una parte dello stress e dell’usura mentale si è riversata sulla stagione successiva. Resto convinto che ci sia un telaio che può arrivare fino alle Olimpiadi del 2028. Dallavalle ha imparato più nei 5 salti di ieri che mai nella sua vita, Fantini è un lavoro che va avanti da sei anni. A Monaco confido nella fame di Nadia Battocletti, che ritroveremo.
Dovremo andarci con la testa alta e i piedi per terra. Penso alla Germania, che qui praticamente non è venuta e ci sta aspettando, o alla Francia che ha lasciato a casa molti atleti in vista degli Europei”. Il DT non nasconde cosa non abbia funzionato, a partire dalla staffetta 4×100: “In relazione ai valori che poteva esprimere, abbiamo fallito. Vanno aggiustate alcune cose da qui a Monaco. La lezione che viene dal Canada di De Grasse, che ha rinunciato alla gara individuale in favore della staffetta, deve esserci d’insegnamento.
Ho ammirato invece il temperamento della 4×400 donne e ho apprezzato che le tre staffette rimaste fuori dalla finale a Tokyo qui siano entrate”. L’obiettivo è “tornare cacciatori”, per dirla con La Torre: “Su varie situazioni a fine stagione introdurremo interventi costruttivi, in alcuni casi correttivi, ma senza creare tensioni. Avere un presidente che ne toglie aiuta tanto”, conclude il DT.
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