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Atletica

L’Italia in pedana: Gimbo, i pesisti e…

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Tutte finali dirette. Senza qualificazione, subito al dunque. Dopo aver presentato le gare in pista, ecco i temi in chiave azzurra e internazionale per le gare in pedana (salti e lanci), tutte con turno unico, e delle prove multiple, che aprono venerdì mattina il weekend dei Mondiali indoor di Belgrado.

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ALTO UOMINI – Tamberi, sei anni dopo. Flashback: Portland 2016, Gimbo soffre al 2,29 e al 2,33 che lo costringono al terzo tentativo, poi infila la stoccata vincente al primo assalto a 2,36. È la prima medaglia d’oro della carriera, il ritorno di un azzurro al titolo mondiale indoor quindici anni dopo Camossi nel triplo e l’alba di un anno bellissimo e bruttissimo: quello dell’oro europeo di Amsterdam, del 2,39 di Montecarlo e della rinuncia a Rio per il maledetto infortunio. Passati sei anni, Gianmarco Tamberi (Fiamme Oro) non ha più la barba a metà ma un cuore finalmente intero, completo, stracolmo di gioia per l’oro olimpico tanto sognato e conquistato a Tokyo.

Non avrebbe gareggiato nella stagione indoor. Nei piani non era prevista: destinazione Mondiali di Eugene. Ma i parametri fisici, per effetto del lavoro svolto in raduno federale a Mauritius, danno indicazioni incoraggianti e le basi per l’estate sono solide. Da lì, l’idea di rompere la monotonia degli allenamenti e di provarci, pur senza aver finalizzato nello specifico l’evento. La decisione, dopo una settimana di riflessione, a quattro giorni dalla finale di Belgrado. Tolto il coreano Sanghyeok Woo (2,36) la strada verso il podio non è così seminata di ostacoli. In evidenza il neozelandese Hamish Kerr (2,31), tutti gli altri più giù: dal belga Thomas Carmoy (2,27) al polacco Norbert Kobielski (2,26), fino ai quattro saltatori da 2,25 in stagione. Eccoli: il bahamense Donald Thomas, lo svizzero Loic Gasch, l’americano Darryl Sullivan, il brasiliano Thiago Moura. Per Tamberi è il rientro in pedana a oltre sei mesi dalla finale della Diamond League vinta a Zurigo con 2,34. Non ha salti all’attivo in gara, però la competizione lo trasforma e il pubblico lo esalta: bentornato Gimbo. 

SALTI – Dopo Torun è la seconda esperienza tra le grandi su scala internazionale per Larissa Iapichino, che in questa stagione indoor si è spesa per mettere a punto le novità tecniche introdotte, soprattutto nella fase di rincorsa. Belgrado è una nuova tappa del suo cammino: con il 6,59 del debutto di Ancona è in possesso della decima misura 2022 tra le iscritte, anche se non hanno ancora esordito nel lungo la terza (Ese Brume, Nigeria) e la quinta (l’ucraina Maryna Bekh-Romanchuk) delle Olimpiadi di Tokyo, due tra le big più attese. È un dato che permette di contestualizzare la partecipazione della 19enne fiorentina delle Fiamme Gialle, primatista mondiale U20 indoor con il 6,91 dello scorso anno. Svetta Ivana Vuleta: si scrive così, ma si legge Spanovic ed è l’atleta-copertina per i padroni di casa.

Assente l’olimpionica Mihambo, la favorita è proprio l’oro mondiale indoor in carica (6,88 nel 2022). Chance anche per Akela Jones (Barbados, 6,80), la britannica Lorraine Ugen (6,75), la svedese Khaddi Sagnia (6,70) e la rumena Florentina Iusco (6,70). Nel lungo al maschile, può sorprendere il finalista olimpico Filippo Randazzo (Fiamme Gialle), in una specialità che quest’anno non ha ancora preso il volo. Agli Assoluti indoor il siciliano che è stato ottavo a Tokyo è partito da 8,00, piattaforma per qualcosa di più significativo, nell’impianto che l’ha visto classificarsi settimo agli Euroindoor del 2017. Il “nome” è l’oro olimpico Miltiadis Tentoglou (Grecia), il rivale più pericoloso lo svedese Thobias Montler, tra i possibili outsider gli statunitensi Jarrion Lawson e Marquis Dendy, il peruviano José Luis Mandros.

Nel triplo al femminile, vietato sottovalutare Dariya Derkach (Aeronautica), 14,26 ad Ancona, matura per ottenere finalmente un piazzamento internazionale dignitoso: nel 2022 ha fatto meglio delle iberiche medagliate di Tokyo Patricia Mamona (Portogallo) e Ana Peleteiro (Spagna). Può cadere il primato del mondo, sotto i colpi della venezuelana Yulimar Rojas, 15,41 a due centimetri dal suo limite di due anni fa. Speranze di podio per le caraibiche Thea Lafond (Dominica) e Leyanis Perez (Cuba). L’alto femminile ha regalato all’Italia l’ultima medaglia in questa rassegna iridata: il bronzo di Alessia Trost nel 2018 (con 1,93). L’australiana Eleanor Patterson ha dominato la stagione alle soglie dei due metri (1,99), l’ucraina Yaroslava Mahuchikh quest’anno non è andata oltre l’1,96 ma è la più forte tra le iscritte: difficile immaginarle fuori dal podio. Per il posto che manca, si candida un pacchetto di buone saltatrici tra cui la kazaka Nadezhda Dubovitskaya, la montenegrina Marija Vukovic, la navigata Mirela Demireva (Bulgaria), l’altra ucraina Iryna Gerashchenko e se saprà indovinare la giornata favorevole non si può escludere nemmeno Elena Vallortigara (Carabinieri): la vicentina ha vinto gli Assoluti con 1,92 e poi a Siena con 1,91. Come visto quattro anni fa, tutto è possibile. Doppia presenza azzurra nell’asta: Roberta Bruni (Carabinieri) è la primatista italiana, Elisa Molinarolo (Fiamme Oro) la campionessa nazionale. La reatina Bruni parte per aggiungere centimetri allo stagionale di 4,31, la veneta Molinarolo per fare altra esperienza all’estero, le statunitensi Katie Nageotte (oro olimpico) e Sandi Morris, più la slovena Tina Sutej, per la medaglia più preziosa.

PESO – Il miglior risultato ai Mondiali indoor nel peso azzurro al maschile è il quinto posto: due volte Paolo Dal Soglio, a Toronto 1993 e Lisbona 2001. A sfidare la storia sono Zane Weir e Nick Ponzio, protagonisti di una stagione invernale da urlo, culminata fin qui nella doppietta di domenica scorsa in Coppa Europa a Leiria con due bordate da 21,99 e 21,83, rispettivamente seconda e quinta misura mondiale dell’anno se si considerano le liste indoor e outdoor. Al di là della punta, a impressionare è la stabilità delle prestazioni dei due pesisti azzurri, livellate verso l’alto: Weir (Fiamme Gialle, allenato proprio da Dal Soglio) oltre al 21,99 ha scagliato la palla di ferro a 21,81 nella stessa gara, e in precedenza già a 21,65 in Sudafrica e a 21,50 a Torun. Lo stesso discorso vale per Ponzio (Athletic Club 96 Alperia) che la scorsa settimana ha lanciato anche 21,61 al meeting di Belgrado per appropriarsi del record italiano indoor e in precedenza 21,53 a Torun. C’è un unico imbattibile nello scenario attuale del peso: è l’americano campione olimpico e primatista del mondo Ryan Crouser (23,37 all’aperto, 22,82 al chiuso), quest’anno già a 22,51 ai campionati statunitensi. Salvo sorprese, l’oro è suo.

Il resto della compagnia, perlomeno sulla base delle sensazioni stagionali, è invece alla portata del duo azzurro: si sono messi in evidenza soprattutto il redivivo polacco Konrad Bukowiecki (21,91) e il croato Filip Mihaljevic (21,84), ma può sgomitare anche l’altro Usa Josh Awotunde (21,74), mentre non sono ancora decollati come potrebbero due lanciatori della fama di Darlan Romani (Brasile, 21,71 nel 2022) e il neozelandese Tom Walsh (21,55), vincitore degli ultimi due ori mondiali indoor. Tra le donne, si sono tutte migliorate la portoghese Auriol Dongmo (19,90), la statunitense Maggie Ewen (19,79) e l’olandese Jessica Schilder (19,72): un tris per la vittoria.

MULTIPLE – Per le multiple azzurre è un weekend fondamentale, mai vissuto in passato con tale intensità. Non era mai accaduto che l’Italia fosse rappresentata sia nella gara maschile (eptathlon) sia in quella femminile (pentathlon) ai Mondiali indoor: anzi, a dirla tutta, è proprio la prima volta che partecipa un eptatleta, Dario Dester nel caso specifico. L’unico precedente al femminile è invece il nono posto di Karin Periginelli a Parigi nel 1997: soltanto la marchigiana in gara prima di Sveva Gerevini. Entrambi primatisti italiani, stessa città (Casalbuttano, Cremona), stesso coach (Pietro Frittoli), stessa società d’appartenenza (Carabinieri), Dario e Sveva sono cresciuti in parallelo in questi anni, risvegliando il settore delle multiple. Insieme affrontano anche l’esperienza di Belgrado che presenta due n. 1: il canadese campione olimpico del decathlon Damian Warner e la britannica oro mondiale dell’eptathlon Katarina Johnson-Thompson.

Dester è tornato a superare i seimila punti agli Assoluti indoor di Ancona (6038) non lontano dal suo record italiano siglato nell’edizione tricolore passata (6076 nel 2021), preludio al settimo posto degli Euroindoor di Torun. A Belgrado, un anno dopo, ci arriva con miglioramenti sul rettilineo (6.96 nei 60, 8.04 nei 60hs) e con la voglia di misurarsi ad alti livelli: oltre a Warner c’è gente serissima come il bronzo di Tokyo Ashley Moloney (Australia), il quarto classificato delle Olimpiadi Garrett Scantling (Stati Uniti, leader 2022 con 6382), il promettente svizzero Simon Ehammer, gli esperti Kai Kazmirek (Germania) e Jorge Urena (Spagna).

Al femminile, Gerevini ha ritoccato per due volte in un mese il record italiano che resisteva da tredici anni, prima con il 4434 di Aubiere (cinque primati personali indoor su cinque), poi con il 4451 di Ancona, quando si è migliorata ancora negli ostacoli (8.38) e nel lungo (6,34). Per la britannica Johnson-Thompson brucia ancora l’infortunio durante i 200 alle Olimpiadi di Tokyo: missione riscatto. È la campionessa in carica e la seconda donna di ogni epoca con i suoi 5000 punti nel pentathlon, a tredici punti dal record del mondo dell’ucraina Nataliya Dobrynska. In gara anche la polacca Adrianna Sulek in netta ascesa e le specialiste ai piedi del podio di Tokyo, Noor Vidts (Belgio, quarta) e Kendell Williams (Usa, quinta).

LE ALTRE GARE – La stella delle stelle. Lo svedese Armand Duplantis è tra le icone di questa epoca dell’atletica mondiale. Un centimetro dopo l’altro, il nuovo Bubka sta spostando i confini umani nell’asta, spinti fino a 6,19 pochi giorni fa sulla stessa pedana dei Mondiali, alla Stark Arena di Belgrado. Automatico pensare che si assisterà ai primi assalti a quota 6,20. Contro un marziano così, neanche l’ottimo Christopher Nilsen può molto: il recente 6,05 dello statunitense (già argento a Tokyo dietro a Duplantis) è un risultato validissimo che in ogni caso gli attribuisce le maggiori ambizioni per la seconda piazza, con preferenza sul connazionale KC Lightfoot, il brasiliano oro olimpico di Rio Thiago Braz, l’olandese Menno Vloon. Con la rinuncia di Emmanuel Ihemeje (Atl. Estrada) l’Italia perde un elemento di spicco nel triplo maschile che al momento presenta solo due atleti +17 metri nella stagione (il cubano Lazaro Martinez e il francese Jean-Marc Pontvianne), in attesa degli squilli del campione olimpico Pedro Pichardo (Portogallo) e dell’oro iridato al coperto Will Claye (Stati Uniti). Nel peso donne, si sono tutte migliorate la portoghese Auriol Dongmo (19,90), la statunitense Maggie Ewen (19,79) e l’olandese Jessica Schilder (19,72): un tris per la vittoria.

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