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Vela & Nautica

Diversamente Vela, Vivaldelli: «Intervento riabilitativo e curativo delle persone con disabilità psichiatrica».

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Nei giorni scorsi, presso la sede della Fraglia Vela di Riva del Garda, è stato presentato, il progetto “Diversamente Vela”.

Alla presentazione, hanno partecipato il Presidente della Federazione Italiana Vela Francesco Ettore, il Presidente del CONI provinciale Paola Mora, l’Assessore allo sport, del comune di Riva del Garda, Silvio Salizzoni, il Presidente C.I.P Massimo Bernardoni, Rodolfo Bergamaschi Presidente della XIV° , Silvio Rigatti, Presidente Garda Trentino e Adolfo Vivaldelli, Presidente della Fraglia Vela.

Ed è proprio con quest’ultimo che abbiamo fatto due chiacchiere per farci spiegare cosa è il progetto “Diversamente Vela”?

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Parte dalla mia professione, che ho esercitato per 40 anni, lo psichiatra. Ho sempre pensato che utilizzare le cose della quotidianità e delle azioni che possono essere fatte da chiunque, possano essere utili anche per fare un intervento riabilitativo e curativo delle persone con disabilità psichiatrica.

Il progetto parte da questo presupposto, la Vela è quello strumento che io ritengo molto utile per affrontare alcune tematiche per le persone con disturbi della psiche, perché sono finalizzate a prendere consapevolezza del proprio corpo in un ambiente e su un territorio che normalmente possiamo definire in una zona di non conforto.

Noi normalmente mettiamo i piedi per terra e siamo sulla terra ferma. Sulla barca, e di conseguenza sull’acqua, cambiano le condizioni, quindi dobbiamo mettere in attenzione la nostra corporeità e la nostra fisicità. Questo è un primo livello importante in termini anche riabilitativo per i nostri pazienti.

Ma non è solo questo.

Sulla barca non si è mai da soli ci sono altre persone, ed ogni movimento va a modificare l’assetto della barca e l’assetto di tutti gli altri componenti della navigazione. Quindi, l’attenzione passa dal nostro corpo, al corpo generale dell’imbarcazione ed a tutte le componenti presenti.

Dopodiché, c’è un terzo livello, che è quello a cui noi vorremmo aspirare, anche in maniera utopica, che è il confronto con il modo esterno, cioè, cosa fanno le altre barche.

Provando ad entrare in una buona e sana competizione che non è solo gareggiare per conquistare una medaglia, ma gareggiare per imparare, vedere come si comportano gli altri, per provare a raggiungerli.

Questo è il punto di partenza che ci ha ispirato a partire con questa nuova sperimentazione.

Come si approcciano i vostri pazienti all’acqua?

Offriamo questo progetto, che consiste in un avvicinamento non di tipo sportivo/agonistico, ma è un avvicinamento all’acqua alla navigazione. I primi risultati che noi ci aspettiamo dai nostri istruttori sono proprio la ricezione delle norme di sicurezza.

Quali sono i rischi della navigazione, quali sono i dispositivi per affrontarli e quali sono le regole della navigazione, regole che si basano sulla solidarietà, collaborazione, e supporto reciproco. Questo è il primo livello del nostro corso, in pratica insegniamo i primi rudimenti della navigazione.

In una sorta di secondo livello, insegniamo ai nostri pazienti, i nomi della barche, della barca in cui si trova l’allievo proprio per dargli consapevolezza di ciò di cui si parla. Poi, si monta in barca, e si comincia a navigare.

Se alla fine del corso, qualcuno sarà interessato, se si appassionerà alla barca, l’intenzione nostra sarebbe quella di creare un gruppo di persone che possano navigare e fare delle regate sportive assieme ad altre persone normodotate, l’obiettivo reale e finale, è quello dell’inclusione, creare un mix, una squadra formata da persone con disabilità psichica e non, e farle partecipare a gare veliche vere e proprie. E’ un obiettivo sulla carta sicuramente utopistico, ma ce la metteremo tutta per raggiungerlo.

Chi sono i destinatari del vostro progetto ?

Questo progetto è stato studiato insieme alle cooperative e alle associazioni che ospitano pazienti con patologie psichiatriche. Ci sono otto Cooperative tra Arco Riva e Rovereto che hanno aderito a questo progetto.

Noi abbiamo bisogno di questa collaborazione con chi opera in queste strutture perché sono loro le persone inviate, perché sono loro che accompagnano il paziente. Noi mettiamo a disposizione le nostre barche ed i nostri istruttori. In barca c’è sempre un operatore di queste comunità ed un nostro skipper.

Non è un accesso libero ma ci sarà la mediazione di queste strutture, che garantiranno che il paziente inviato può effettivamente fare questo tipo di esperienza. Ha una situazione clinica che gli permette di poter godere di questa attività senza creare un disagio per se stesso o per gli altri compagni di navigazione.

Quando parliamo di disabilità psichiatrica di che tipo di disabilità?.

E’ sempre una definizione che faccio fatica a tradurre, non lavoriamo con disabilità cognitive ma con patologie psichiatriche, ci rivolgiamo a pazienti con disturbi della personalità importanti, con disturbi dell’area psicotica, questo è il target nel quale noi vogliamo intervenire.

E’ una proposta che facciamo ad utenti con patologia di tipo psichiatrico e non di tipo cognitivo, e non quelli che hanno un livello intellettivo basso, potrebbero avere un livello intellettivo alto, ed avere problemi connessi con la sfera psichica, il target è questo.

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