Quinn Ellis è un giocatore in miglioramento continuo: il britannico di formazione italiana classe 2003 si sta avvicinando all’inizio della sua prima stagione in maglia Dolomiti Energia Trentino, e questo pomeriggio lo ha fatto sfoderando la sua prima conferenza stampa (quasi) completamente in lingua italiana.
Arrivato a Capo d’Orlando nel 2019, Ellis dopo tre stagioni in A2 ora è pronto al grande salto per affermarsi a livello italiano ed europeo.
Rudy GADDO (Direttore Sportivo DOLOMITI ENERGIA TRENTINO): «Presentare Quinn oggi fa un po’ sorridere, perché di fatto è un giocatore che abbiamo aggiunto al nostro progetto sportivo la scorsa estate: oggi dopo un anno in prestito a Casale comincia un percorso triennale con i nostri colori.
Quinn è una point guard moderna, un giocatore giovane con ampi margini di crescita con taglia fisica, qualità tecniche ed atletiche per potersi affermare anche nel basket della Serie A e dell’EuroCup.
Per potenziale e caratteristiche, è un’operazione che può ricordare quella che concludemmo con un giovane Diego Flaccadori: confermiamo così la vocazione di Trento ad essere un team in cui si sviluppano e crescono giovani giocatori».
Quinn ELLIS (Guardia DOLOMITI ENERGIA TRENTINO): «Sono davvero contento di essere a Trento e molto carico per cominciare al massimo la stagione: sono entusiasta di poter giocare in Serie A e in EuroCup, so che le sfide che ci attendono sono molte e non vedo l’ora di affrontarle.
Sono qui per imparare, giorno dopo giorno. In estate ho lavorato tanto sul fisico, so che il grande salto tra il campionato di A2 e quello di Serie A è proprio nella differenza di velocità e atletismo in campo e voglio farmi trovare pronto all’impatto con il piano di sopra. Il mio arrivo in Italia?
Nel 2019 a 16 anni presi questo “rischio” dopo l’europeo divisione B Under 16: gli anni a Capo d’Orlando e quello a Casale in A2 mi hanno aiutato tantissimo nel mio sviluppo come giocatore e anche come persona. Non è stato facile adattarsi ad un mondo completamente diverso, lontano dalla famiglia e dagli amici. Se oggi sono qui però è perché quel “rischio” alla fine ha pagato: porterò in campo energia, farò tutto quello che serve per aiutare la squadra a fare bene.
Forray? Per me è la figura più importante qui: è un professionista esemplare, mi dà tantissimi consigli su come stare sul campo e come comportarmi fuori per essere un atleta e un giocatore di basket migliore. Mi sta aiutando tantissimo, è una persona che stimo e da cui voglio imparare il più possibile.
La nazionale? Giocare per l’Inghilterra per me è motivo di grande orgoglio, lavoro per provare a tornare a vestire la maglia della nazionale il più possibile. Il basket nel Regno Unito è in grande ascesa, ci sono tantissimi ragazzi giovani che giocano e che possono avere un grande futuro.
La mia performance contro la Serbia a Belgrado la metto tra le grandi soddisfazioni della mia prima parte di carriera: in un’arena stracolma e numerosa ho giocato con aggressività e con fiducia, non avevamo niente da perdere e ne è venuta fuori una serata speciale. Conto di viverne tante altre e lavoro per essere un giocatore migliore, un allenamento alla volta».