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Paola Egonu prende una pausa dalla Nazionale: “mi hanno chiesto perché sono italiana”

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Non puoi capire, è stancante. Mi hanno chiesto perché sono italiana, io. Questa è l’ultima partita con la Nazionale, l’ultima.” le parole di Paola Egonu, in lacrime, dopo aver dominato e stravinto con la Nazionale italiana contro gli Stati Uniti.

Paola è una campionessa che non ha bisogno di presentazioni: oltre agli innumerevoli ottimi risultati nelle Nazionali giovanili, nel suo palmares vede l’argento ai mondiali 2018, il bronzo europeo nel 2019, è stata portabandiera a Tokyo 2021, solo per citare alcuni dei suoi migliori successi.

Ma perché questo passo indietro? È bastato un errore, una partita persa. Nello specifico, quella persa contro il Brasile a scatenare il caos: sui social sono piovuti tanti, troppi insulti contro la 23 enne italiana.

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Dopo le sue dichiarazioni, non si sa quindi se e quando la giovane pallavolista – punta di diamante del volley femminile in Italia – tornerà a vestire la maglia della Nazionale. Si concentrerà, al momento, sulla sua nuova squadra: il VakıfBank di Istanbul.

Piena solidarietà, intanto, dalla politica: “Piena solidarietà alla campionessa di volley Paola #Egonu dal Presidente Draghi nella telefonata di questa mattina. L’atleta azzurra è un orgoglio dello sport italiano, avrà future occasioni per vincere altri trofei indossando la maglia della Nazionale“.

Nel mentre, viene da chiedersi se l’Italia è un paese razzista, se e come questo viene vissuto dagli atleti.

Non penso che l’Italia sia un paese razzista. Voglio dire, ci sono persone razziste ovunque ma per quanto riguarda la mia esperienza in Italia ho visto meno razzismo rispetto ad altre parti del mondo.” ha affermato Dustin Hogue, giocatore che ha fatto parte della storia di Aquila Basket Trento e che, dopo l’avventura italiana, è andato a giocare in Russia e Romania.

Onestamente non ho mai vissuto episodi di razzismo – racconta invece un altro giocatore di basket che ora milita in EuroLega, e che preferisce non essere nominato – però ho visto altri ragazzi attorno a me subirne parecchi. In Italia, ma anche fuori.

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