Atletica
Mondiali, Tamberi soffre ma vola in finale
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2 anni fail
Da
RedazioneTripla promozione azzurra nella sessione mattutina dei Mondiali di Eugene. Gianmarco Tamberi, il campione olimpico dell’alto, supera lo scoglio della qualificazione e approda alla finale di lunedì (in programma nella notte italiana tra lunedì e martedì, dalle 2:45), grazie ad un salto valido a 2,28 ottenuto nel terzo tentativo a disposizione.
Doppio brivido per Tamberi: necessari tre salti anche per valicare i 2,25. Eliminato Marco Fassinotti (2,25). Qualificazione alla finale di stanotte per la staffetta 4×400 mista, composta da Lorenzo Benati, Ayomide Folorunso, Brayan Lopez e Alice Mangione (3:13.89).
Il quartetto azzurro è quarto nella sua semifinale alle spalle di Stati Uniti, Olanda e Polonia, quanto basta per entrare tra le prime otto (con il sesto tempo assoluto) per giocarsi il podio iridato (stanotte alle 4:50 italiane). In chiusura, bravissima Sara Fantini, sesta nella qualificazione del martello (72,38): per lei, appuntamento in finale domenica sera (alle 20:35 italiane, le 11:35 del mattino di Eugene).
LE GARE DEGLI AZZURRI
ALTO UOMINI – Qualificazione – Promozione con brivido per Gianmarco Tamberi, che deve attendere il terzo tentativo a 2m28 per sciogliersi nel sorriso – sempre meraviglioso – dei qualificati alla finale mondiale. Il campione olimpico di Tokyo tiene fede alla promessa fatta alla vigilia, e nonostante le imperfette condizioni fisiche, centra l’appuntamento con la prova per le medaglie, in programma nella notte italiana tra lunedì e martedì (via alle 2:45). Un disco verde che vale un’impresa, viste le premesse, ed il livello (rivelatosi altissimo) dagli avversari. Marco Fassinotti è eliminato, ma il suo 2,25 conclusivo è risultato di valore. Film della gara da gustare fotogramma per fotogramma.
Tamberi è nel gruppo B di qualificazione, e apre senza difficoltà con un salto a 2,17. Quattro centimetri più su, a 2,21, il marchigiano èfortunato: l’asticella, sfiorata, trema ma resta ben salda sui ritti. Marco Fassinotti avanza con qualche difficoltà: due prove per valicare sia 2,17 sia 2,21 e restare in corsa. A 2,25 arrivano i primi problemi per Tamberi: il salto buono arriva solo al terzo tentativo, con l’asticella che, toccata ancora una volta, trema a lunga senza cadere. Non basta per la qualificazione: la classifica parziale vede il campione olimpico oltre la soglia dei 12 classificati, in sedicesima posizione; davanti a lui, quindicesimo, anche Fassinotti, bravo a valicare l’asticella alla seconda prova.
Si sale di tre centimetri, a quota 2,28, con diciotto atleti ancora in corsa. Fassinotti commette tre errori e chiude (comunque a testa alta) il suo Mondiale. Tamberi spende due salti e si presenta in pedana per il giudizio definitivo. L’attesa è lunghissima. Lo sguardo fisso sull’asticella, e nessun richiamo al pubblico, nessuna ricerca di consenso, di applausi. Gimbo è solo. Lo speaker annuncia “the last attempt for the Olympic champion”, tutti gli avversari si alzano o si girano per guardare. E l’artista dell’alto, sotto gli occhi dell’intero stadio, pennella la sua tela, volando al di là dell’asticellla.
Tamberi resta sui sacconi, spossato fisicamente ma – da quel che si intuisce – anche a livello nervoso dalla doppia prova (2,25 e 2,28) al terzo tentativo. La classifica (per quel che conta) pone l’azzurro all’undicesimo posto. I migliori? Ci sono tutti. Il coreano Woo, il qatariota Barshim (Il co-detentore del titolo olimpico con Tamberi), il canadese Lovett. Per le medaglie sarà battaglia.
“E’ stata veramente dura – il commento post gara di Gimbo – sapevo che non sarebbe stata facile, ma avevo promesso a me stesso e a tante persone che avrei dato l’anima per riuscire ad entrare in finale, e sono felice di esserci riuscito. Ora spero di ripartire proprio da quell’ultimo salto a 2,28, che mi è sembrato migliore degli altri. Dolori? Non voglio parlarne, mi sono ripromesso di non farlo, ci sono tanti altri problemi, a cominciare da quelli di natura tecnica, e non voglio più lamentarmi. Voglio dare l’esempio, non possiamo essere sempre tutti al massimo della forma, ma si può lottare, si deve farlo”.
4x400m MISTA – Batterie – Una meravigliosa staffetta italiana guadagna la finale mondiale nella 4×400 mista, la prima volta del tricolore tra le prime otto (in questa neonata specialità olimpica) in una grande manifestazione estiva. Gli artefici dell’impresa sono Lorenzo Benati, Ayomide Folorunso, Brayan Lopez e Alice Mangione, schierati in quest’ordine nella nuova formulazione (uomo-donna alternati). Il quartetto azzurro chiude al quarto posto in 3:13.89 la propria semifinale (38 centesimi di ritardo dal record italiano siglato a Tokyo da Scotti, Mangione, Borga e Aceti), alle spalle di Stati Uniti (3:11.75), Olanda (3:12.63) e Polonia (3:13.70). Ma l’Italia è lì, immediatamente a ridosso, e finisce per essere ripescata con il sesto tempo assoluto per la finale di questa notte (le 4:50 italiane).
Tamberi in azione (Colombo/FIDAL)
Lorenzo Benati è bravissimo a rimanere agganciato e mette a segno un eccellente 45.80 con partenza da fermo, utile a lanciare una scatenata Ayomide Folorunso: l’emiliana è incontenibile, recupera posizioni e cambia da terza, con un crono strepitoso di 50.88. Brayan Lopez è bravo a tenere sempre all’esterno, sia sul primo rettilineo che nella curva finale, il tentativo di rimonta della Gran Bretagna e cambiare ancora da terzo (45.68). Chiude Alice Mangione (51.53), che lotta fino all’ultimo metro con la Polonia (Justyna Swiety-Ersetic mette a segno un eccellente 50.73), arrendendosi solo sul traguardo. Nella seconda semifinale si va più piano, tanto il crono degli azzurri, quarti, è peggiore di un solo centesimo di secondo di quello degli Irlandesi, secondi.
MARTELLO DONNE – Qualificazione – Promozione alla finale anche per Sara Fantini, sesta nella qualificazione del martello, al termine di una gara in crescendo, con due delle tre prove finite oltre la fettuccia dei settanta metri.
Dopo un primo lancio misurato a 69,20, utile solo per avvicinare la zona-finale (quindicesimo posto parziale), la Fantini supera con ampio margine i 71 metri (71,76) collocandosi comodamente nel gruppo delle dodici qualificate (ottavo posto dopo due round). Nella terza prova a disposizione, anche grazie ad una ammissione a quel punto già pienamente maturata, via ogni inibizione, e lancio di qualità, con il martello che si pianta nell’erba a 72,38, per il terzo posto nel gruppo ed il sesto complessivo.
In testa la statunitense Janee Kassanavoid con 74,46, davanti alla connazionale Andersen (74,37), in quello che è sembrato un campo – perlomeno al momento – piuttosto equilibrato. Domenica (via alle 20:35 italiane) sarà probabilmente diverso, ma ciò che più conta è che la Fantini abbia dimostrato di poter essere protagonista in un contesto tanto qualificato, a conferma di una crescita (quest’anno ha portato il record italiano a 75,77) che non si può che definire consolidata.
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