Ancora un colpo, ancora un tiro che centra il bersaglio. La squadra azzurra mette un’altra delle sue donne in finale: si tratta di Sara Fantini, non ancora 24enne parmigiana, che vola tra le top 12 del lancio del martello con una miglior misura di 71,68, l’ultima utile per la promozione.
Per lei una gara di grande consistenza, malgrado l’ora mattutina e la temperatura elevata (quasi 40 gradi in pedana). Il primo lancio è subito quello giusto (71,68), seguito poi da altri due che, pur non modificando la classifica, finiscono dalle parti dei 70 metri (69,26 e 69,27).
Lo score piazza l’italiana in quinta posizione, dietro alcuni dei mostri sacri della specialità, e davanti ad atlete accreditate di limiti personali nettamente migliori del suo. Al comando, la primatista del mondo, la polacca Anita Wlodarczyk, il cui 76,99 va tre metri e mezzo oltre la misura prevista per l’ammissione alla finale… Poi, per la Fantini, comincia la lunga attesa per lo svolgimento del gruppo B di qualificazione.
E infine, la gioia, per una dodicesima piazza finale che riporta il tricolore in una finale olimpica tredici ani dopo il settimo posto di Clarissa Claretti a Pechino 2008. “Sono felicissima – le parole di Sara Fantini – essere qui per me era già un sogno, entrare in finale è la ciliegina sulla torta!
Sapevo di stare bene, anche in allenamento a Tokorozawa si vedeva chiaramente; ma un conto è lanciare in allenamento, un altro è venire qui, alle Olimpiadi, e lanciare in qualificazione alle nove di mattina e passare… Sì, è stato difficile, soprattutto a livello mentale, e per me ancora peggio, perché non sono una persona mattutina. Sono venuta ai Giochi per fare del mio meglio e per divertirmi: questo è stato il mio spirito in qualificazione, questo è il mio spirito per la finale! L’Olimpiade è una festa, la festa dello sport, credo che questo sia lo spirito giusto per viverla”.
400 uomini: Re in semifinale, eliminato Scotti
Una promozione ed una bocciatura, in casa Italia, nelle batterie dei 400 metri. Passa con i tempi di recupero Davide Re, autore di un buon 45.46 malgrado la solitudine della nona corsia (tale anche per la squalifica per falsa partenza del keniano Korir, che avrebbe dovuto correre in ottava). L’avvio dell’azzurro, solitamente piuttosto cauto, è ancor più tranquillo del solito; per fortuna, l’arrivo precoce di Wayde Van Niekerk – il sudafricano primatista del mondo e campione olimpico – scuote Re, che è poi autore di un buon finale. Il quinto posto sarà sufficiente per guadagnare il pass per la semifinale.
Occasione sprecata, al contrario, per il talentuoso Edoardo Scotti. Praticamente impossibile passare tra i primi tre (davanti a lui finiscono big come Bonevacia, 44.95, Norman, 45.35, e Cedenio, 45.56) ma il 45.71 che ne deriva, seppure di soli tre centesimi superiore allo stagionale, non rende giustizia al valore del 21enne emiliano. L’ultimo tempo di recupero è il 45.51 del bahamense Alonzo Russell. In sei corrono al di sotto dei 45 secondi, con lo statunitense Michael Cherry a guidare la fila con 44.82.
Peso donne, Lijiao Gong è d’oro, Adams ancora sul podio
Nella mattinata giapponese, assegnato il titolo del getto del peso donne (in questa singolare formulazione che vede lo svolgimento di alcune finali nella prima sessione): titolo alla dominatrice della specialità, la cinese Lijiao Gong, 20,58, che con l’oro completa la collezione di medaglie olimpiche fin qui accumulata (argento a Londra 2012, bronzo a Pechino 2008, oltre al quarto posto di Rio 2016; in carriera anche i titoli mondiali di Doha 2019 e Londra 2017). Argento all’estroversa statunitense Raven Saunders (19,79) e bronzo (19,62) all’icona Valerie Adams, la neozelandese due volte campionessa olimpica (Londra e Pechino), altre due volte sul podio a cinque cerchi (argento a Rio, bronzo oggi) e quattro volte campionessa del mondo outdoor.