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Atletica

Tokyo, finali per Tamberi, Abdelwahed e Zoghlami!

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100 donne – batterie – Una promozione per le azzurre impegnate nel primo round dello sprint puro: è quella di Anna Bongiorni, il cui 11.35 (vento – 0.4) vale il terzo posto e l’accesso diretto alle semifinali olimpiche dei 100 metri. Bell’avvio, quello della toscana, capace anche di una più che discreta fase lanciata; le avversarie dirette per il terzo posto, come conseguenza, rimangono a mezzo decimo, aprendo le porte della qualificazione.

Poco prima, niente da fare per Vittoria Fontana: partenza ampiamente rivedibile, e prova praticamente compromessa, con un 11.53 che non rende giustizia al valore dell’atleta e alla sua brillante stagione. Quello che succede davanti, ovvero, in testa al gruppo, fa letteralmente spavento: al termine delle batterie, si contano addirittura sei tempi al di sotto degli undici secondi, con Marie Jose Ta-Lou che segna il record continentale africano, fermando il cronometro a 10.78! Le giamaicane Thompson-Hera e Fraser-Pryce ottengono 10.82 e 10.84, ma in Europa c’è soprattutto un Paese che fa scintille: è la Svizzera, con Ajla Del Ponte al record nazionale (10.91!) e Mujinga Kambundji ad eguagliare il precedente (10.95). La britannica Neita, con 10.96, ha il sesto tempo… Domani, in semifinale, se ne vedranno sicuramente delle belle. 

400hs uomini – batterie – Disco verde e promozione diretta alla semifinale anche per Alessandro Sibilio. L’ingegnere napoletano, reduce dall’oro europeo Under 23 conquistato a Tallinn, è emozionato (e si vede), forse anche per l’immediato confronto con il norvegese Karsten Warholm, la superstar della specialità. Ma ormai Sibilio è passato ad un livello superiore di questo gioco, ed infatti serve un eccellente 49.11 mattutino, malgrado un avvio ancor più giudizioso del solito.

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Warholm chiude in 48.65, l’azzurro rimonta nel finale ed è terzo, alle spalle anche dell’irlandese Barr (49.02). Il round vede protagonista il qatarino Samba, miglior crono con 48.38, 4 centesimi meglio del brasiliano Dos Santos, 48.42. Domenica sera (alle 14.05 italiane, le 21.05 giapponesi) per Sibilio sarà un appuntamento con la storia, oltre che con una monumentale: perché l’ultimo italiano approdato alla finale olimpica dei 400hs risponde al nome di Fabrizio Mori, che a Sydney 2000, 21 anni fa, fu sesto. Il nostro uomo, che dice apertamente di ispirarsi a Mori e alle sue celebri rimonte, aveva allora poco più di un anno. 

Disco uomini – qualificazioni – Niente da fare per Giovanni Faloci, purtroppo finito lontano dallo scintillante primato personale di 67,36 realizzato quest’anno. Il 57,33 realizzato a Tokyo (unica misura valida, dopo due nulli) vale il quattordicesimo posto nel gruppo, e purtroppo solo il ventinovesimo complessivo. Lo svedese Daniel Stahl è l’unico a ottenere la Q maiuscola, con 66,12. L’ultima misura di ammissione è il 62.93 del giamaicano Wright. 

800 metri donne – batterie – Applausi per Elena Bellò, che dimostra ancora una volta di essere cresciuta e di saper affrontare, con intelligenza tattica, le prove cosiddette “di campionato”. L’azzurra è nella sesta batteria, e valutato l’andamento troppo lento della corsa, sceglie di andare a condurre, passando ai 400 in un sollecito 59.51; nel finale lascia sulla pista qualcosa, come ovvio, finendo al sesto posto (vince la britannica Reekie, 1:59.97), ma il suo 2:01.07 è sufficiente per passare il turno con i tempi di recupero. E’ promozione alla semifinale di domani sera (appuntamento alle 13:50 italiane), dove con ogni probabilità si finirà per correre molto più velocemente: nel round, solo in due scendono al di sotto dei due minuti, la già citata Reekie, e la giamaicana Goule, 1:59.83. 

Alto uomini – qualificazioni – Missione compiuta. Gimbo Tamberi centra l’appuntamento con l’agognata finale olimpica, superando i 2,28 (al secondo tentativo a disposizione) utili per entrare tra i primi dodici. Alla fine, in realtà, sono tredici a superare questa quota e ad approdare alla finale di domenica sera (alle 12:10 italiane, le 19:10 di Tokyo), perché composta la pattuglia, i giudici scelgono di evitare di salire ancora, ammettendo al turno per le medaglie un uomo in più rispetto al previsto. Tamberi, uno che non ama le gare al mattino, getta il cuore oltre l’ostacolo e valica senza errori i 2,17, 2,21 e 2,25. 

Con tre centimetri in più, a 2,28, il marchigiano colleziona il primo errore della prova, ma rimedia subito, superando l’asticella al secondo dei tre tentativi a disposizione. E tanto basta per chiudere la partita. Fanno percorso netto solo il qatarino Barshim, il canadese Lovett, e nell’altro gruppo, il russo Akimenko (mentre il bielorusso Nedasekau, uno dei favoriti per il podio, spende tutti e tre i salti per superare i 2,25, e due a quota 2,28). Si ferma praticamente subito Stefano Sottile, che chiude con 2,17 e la rinuncia dopo due errori a 2,21 per un problema muscolare alla gamba di stacco. Dunque, domenica sera (all’ora di pranzo italiana) Tamberi affronterà la gara più attesa della sua vita, come lui stesso l’ha definita alla vigilia. E si troverà davanti praticamente tutti gli avversari più forti. 

3000 siepi uomini – batterie – Due azzurri nella finale olimpica dei 3000 siepi, a rinverdire fasti nella specialità che mancavano da troppo tempo. Ce la fanno Ahmed Abdelwahed (con qualificazione diretta, terzo nella seconda batteria) e Ala Zoghlami, capace dell’ottavo tempo complessivo tra tutti i 41 arrivati. Finisce fuori, per una manicata di centesimi, Osam Zoghlami, sconfintto nello sprint per il terzo e ultimo biglietto d’accesso alla finale dal francese Philut, quando ormai si era a un passo dal clamoroso en-plein.

Si comincia molto bene, con Ala Zoghlami che firma il primato personale correndo in un eccellente 8:14.06, la cifra della settima prestazione italiana di sempre, con un progresso di oltre tre secondi rispetto all’8:17.65 realizzato quest’anno. Il palermitano è bravissimo nell’interpretazione tattica della gara, e alla fine è quarto, appena fuori dalla zona di promozione diretta (l’etiope Girma taglia per primo il traguardo in 8:09.83), ma con delle chances di essere ripescato tra i sei migliori tempi del round.

Subito dopo è la volta di Ahmed Abdelwahed, probabilmente il più accreditato dei tre azzurri, che non sbaglia il colpo e centra la qualificazione diretta piazzandosi al terzo posto in 8:12.71 (non lontano dal personale di 8:12.04 realizzato quest’anno al Golden Gala di Firenze). Il romano usa al meglio le sue armi, ovvero il potente finale, per risalire la corrente e chiudere dietro il keniano Kibiwot (8:12.25) e l’etiope Wale (8:12.55). Quando tutto sembra portare alla clamorosa tripletta azzurra, arriva la beffa, sotto forma di un brillante finale da parte del francese Philut, che soffia a Osama Zoghlami, il gemello di Ala, il terzo posto utile per la qualificazione; l’andatura lenta non consente al siciliano, annunciato in grandi condizioni, di sperare nel ripescaggio. Il suo 8:19.51, infatti, non basta (vittoria al marocchino El Bakkali, 8:19.00, con sei atleti in 80 centesimi). Appuntamento con la finale fissato per lunedì, alle 21:15 italiane (le 14:15 locali). Dettaglio statistico: l’ultimo italiano ad accedere ad una finale olimpica è stato Yuri Floriani, a Londra 2012; per arrivare all’ultima volta con due azzurri, bisogna andare indietro fino ad Atlanta 1996, quando Alessandro Lambruschini centrò il bronzo, e Angelo Carosi fu nono. 

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