Calcio
Trento calcio, il presidente Giacca: «Parlato ha una mentalità vincente e idee interessanti»
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4 anni fail
Quella che sta per iniziare sarà la settima stagione di Mauro Giacca come Presidente dell’A.C. Trento e, in particolare, sarà la terza volta che il Presidente affronterà la Serie D dopo la prima annata nel 2017/2018 conclusa al tredicesimo posto e, la stagione successiva terminata con il deludente ultimo posto e la conseguente retrocessione in Eccellenza.
Il campionato di Eccellenza 2019/2020, terminato anzitempo a causa della pandemia, ha visto la società di via San Severino dominare dalla prima all’ultima (o meglio, alla 21esima) giornata, conquistando 55 punti a +11 dal St.Georgen secondo e conquistando anche la Coppa Regione battendo in finale sempre la squadra allenata da Patrizio Morini. Abbiamo intervistato Mauro Giacca all’alba della stagione che precede quella del centenario del Trento.
Presidente Giacca, com’è nata l’idea di prendere un allenatore come Parlato?
“La scelta di Parlato nasce innanzitutto da quello che abbiamo fatto nei primi 6 anni. Durante queste stagioni sono state fatte ottime cose così come anche tanti errori, per questo la decisione dell’allenatore è ricaduta su una figura importante anche a livello nazionale. La prima squadra è il traino per tutto, anche per il settore giovanile e scegliere un allenatore vincente che conosce molto bene la categoria era fondamentale anche per attirare giocatori di un certo livello.
Come nei campionati maggiori, anche in Serie D determinati allenatori portano determinati giocatori. Ho subito avuto ottime impressioni da Parlato, ha una grande mentalità e delle idee interessanti, lo abbiamo seguito molto e abbiamo deciso di puntare su di lui.
E’ un allenatore molto deciso, chiaro e anche esigente ma di grandissima qualità non solo in campo ma anche nel modo di comunicare, di esprimersi. Nei primi giorni di ritiro ho potuto subito vedere l’alto livello che porta in campo, un livello di un gradino superiore rispetto a ciò a cui siamo stati abituati, senza nulla togliere al lavoro stupendo fatto dai precedenti allenatori.”
Il mercato di quest’estate è stato fatto in ottica futura o è indirizzato principalmente a questa stagione?
“Il mercato, fatto sia da Mister Parlato che dal Direttore Sportivo Gementi è stato un mercato mirato. Fondamentale è stato sicuramente il lavoro del DS che, come per la parte tecnica dell’allenatore, è stato di livello superiore.
Devo anche qui ringraziare Rastelli per il lavoro svolto durante le sue stagioni ma quello che sta facendo Gementi e tutto il CDA è di altissimo rango, soprattutto se pensiamo alla categoria in cui siamo e a quello che vogliamo raggiungere. Vogliamo che le fatiche vengano ricompensate sia per noi che, soprattutto, per i tifosi. Ovviamente il mercato è stato fatto seguendo le esigenze di Parlato che ci ha fatto delle richieste specifiche e la società è stata felice di dare l’ok a tutte quante.
Voglio sottolineare che il mercato in entrata non è ancora chiuso. Stiamo infatti lavorando su un ultimo colpo per cercare di terminare al 100% la sessione. Tutti i giocatori presi sono stati acquistati pensando al futuro, ponendo le basi anche per le stagioni successive”
Già nel 2015 disse che l’obiettivo per il 2021 (anno del centenario del Trento) era quello di portare il Trento in Lega Pro. L’obiettivo di questa stagione è quindi fare il salto di categoria e arrivare tra i professionisti?
“Io ho sempre detto che ricordo il Trento degli anni ’80, quando era in Serie C1 e tutto quello che sto e stiamo facendo come società è indirizzato a quello, a tornare nel mondo professionistico, perchè il Trento e la città di Trento così come tutti i dirigenti delle varie società trentine meritano una figura di riferimento che compete in ambito nazionale. Parlando di questa stagione è chiaro che l’obiettivo primario resta quello di fare bene, ma non voglio nascondere il fatto che vogliamo provare ad arrivare in Lega Pro, magari anche tramite i play-off.”
La sua prima esperienza in D si è conclusa con un tredicesimo posto mentre, la seconda, è terminata con l’ultimo posto in classifica e la retrocessione. Come è cambiato il Trento dalla stagione 2018/2019 ad oggi?
“Detto francamente il Trento sin dal primo giorno che è nato ha dovuto affrontare un processo di ricostruzione. Il primo anno di Promozione dovevamo ripartire da 0 e, piano piano, siamo riusciti a creare una solida base che ci ha portati in Serie D. Purtroppo negli anni ho lasciato prendere determinate decisioni che hanno minato il rapporto che c’era tra la squadra come gruppo e la società e me in primis. Secondo me questo deterioramento del rapporto non ha aiutato la situazione generale ed ha influito negativamente nell’arco delle stagioni.
Mi sono state date determinate indicazioni su come comportarmi in alcuni momenti che non mi trovavano d’accordo ma che ho accettato lasciando appunto decidere gli altri. Il primo anno di Serie D ci siamo salvati e, probabilmente questo ha coperto alcune lacune. La stagione successiva, però, è stata un disastro e siamo retrocessi in Eccellenza. Già dallo scorso anno si è cominciato a ricreare un vero e proprio legame, si è ricostruito il rapporto tra me e i giocatori e per me è una cosa fondamentale. Sostanzialmente mi sento di dire che questa è la differenza maggiore, il gruppo. Da soli si va veloci, ma insieme si va più lontani.”
Questa è la sua settimana stagione da Presidente del Trento. Guardando al passato c’è qualcosa che cambierebbe o non rifarebbe?
“Onestamente devo dire che rifarei ogni singola cosa fatta nel corso degli anni. Anche qualche scelta sbagliata non la cambierei perchè tutto ciò che ho deciso di fare mi ha aiutato a crescere, a capire determinate dinamiche, a migliorarmi su ogni aspetto. Sono contento del lavoro svolto perchè la società c’è e c’è sempre stata.
Siamo fieri del lavoro che abbiamo fatto, soprattutto a livello imprenditoriale e artigianale, donando tempo e denaro alla società Trento e siamo stati bravi negli anni a costruire una società solida, creando un’immagine importante anche attraverso lavori di ristrutturazione come quelli riguardanti gli uffici o degli spazi dedicati alla stampa, per dare risalto e importanza anche al vostro lavoro. Abbiamo fatto davvero dei grossi lavori e per questo non penso di avere rimpianti.”
Passiamo un attimo al settore giovanile, su cui voi puntate molto. Da questo punto di vista come reputa il lavoro svolto?
“Nel mio primo anno da Presidente, il Trento aveva iscritti solamente 12-13 ragazzi, il settore giovanile era totalmente inesistente e per questo abbiamo dovuto, come per la prima squadra, iniziare un processo di ricostruzione. Dal secondo anno abbiamo iniziato un processo di cresciuta guidato da Loris Bodo che ci ha permesso di alzare il livello davvero tanto nel corso degli anni soprattutto grazie alla sua esperienza.
Quest’anno abbiamo deciso di affidarci ad una persona di spicco per il mondo giovanile come Alberto Nabiuzzi che è uno dei migliori se non il migliore in regione e oltre a questo vanta diverse esperienze di livello in campo nazionale. E’ una figura di grosso spicco che ci permetterà di fare un grande salto in avanti. Vogliamo garantire ai ragazzi di poter partecipare a campionati nazionali e non solo a quelli provinciali. Vogliamo che per un ragazzo andare a giocare al Trento sia di nuovo un motivo di orgoglio.”
L’idea del centro sportivo e del nuovo stadio per il Trento come procede?
“Il nostro problema più grosso è che, a differenza di altre società, non abbiamo un vero riferimento per quanto riguarda gli allenamenti. Il centro sportivo per il Trento è una questione fondamentale. In Alto Adige il calcio non è lo sport principale eppure il Sudtirol dispone di centri sportivi che sono favolosi, come il Talvera che ha 6-7 campi nuovi in sintetico mentre noi siamo costretti a chiedere favori ad altre società, è una cosa impensabile. Il mio sogno, o meglio, desiderio, è quello di avere un centro sportivo di riferimento che permetta di avere una posizione fissa dove allenarsi.
Per quanto riguarda la stadio al momento è una questione secondaria anche se è ovvio e giusto che il Briamasco sia spostato. Lo stadio, che credo debba essere da 10-12.000 posti, deve essere un riferimento per le due province e non solo per l’ambito calcistico esclusivo del Trento, ma anche per ospitare finali di determinate categorie o per ospitare concerti o altri eventi culturali. Si deve iniziare a pensare più in grande e non solo nel nostro piccolo, quindi pensare anche oltre la semplice utilità che avrebbe per il calcio.
Vorrei chiudere ringraziando davvero di cuore quella che chiamo “La Grande Sinergia” per la fiducia che da e ha sempre dato sia a me come Presidente che all’intero CDA. Loro sono la parte fondamentale del Trento e non smetterò mai di dirgli grazie per aver creduto in me e in tutti i miei collaboratori.”
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