Per la rubrica “Storie di calcio” rievochiamo la carriera brillante di Francesco Guidolin.
Il tecnico nativo di Castelfranco Veneto lega a doppio filo, in maniera viscerale e indissolubile, il suo successo nel calcio delle squadre di provincia.
La “città murata” incatena il suo nome al Giorgione, pittore della scuola veneta genio della luce e del colore. Il castello medievale e un buon bicchiere di vino rappresentano la trama e la quinta scenica.
In gioventù Guidolin calpesta le zolle della mediana, dispensa con sapienza fosforo e fraseggi. Nel ruolo di mezzala esalta l’innato senso tattico sopperendo con arguzia gli scontri e le lotte nelle terre di mezzo.
Indossa le casacche di Verona, Sambenedettese, Pistoiese, Bologna e Venezia. Colleziona più di duecento gettoni tra i professionisti (di cui 40 in Serie A) e una ventina di reti.
Appena trentenne appende le scarpe al chiodo e comincia la gavetta a bordo del green. Nove anni dopo conquista la promozione in Serie A con il Lanerossi Vicenza.
E’ orgoglioso e puntiglioso come tutti i pionieri del distretto veneto; gente abituata a fare sacrifici per scalare le salite, sino alla vetta. Francesco Guidolin rappresenta in maniera fedele lo spirito autoctono che coniuga i valori, gli ideali e il successo.
Lui con la passione per la bicicletta, è abile a scollinare per poi ricominciare, sulle punte dei pedali sino allo sprint finale.
In carriera conquista 4 promozioni: a Ravenna (dalla serie C alla B), a Palermo (dalla serie B alla A), a Parma (dalla serie B alla A), oltre alla già citata promozione con il Lane.
Tra le ombre delle Ville Palladiane conquista la storica Coppa Italia contro il Napoli (nella stagione 1996-97). Al San Paolo Fabio Pecchia illude gli azzurri, nel match di ritorno nel catino del Menti i biancorossi ribaltano lo score dopo 120 minuti.
Sotto la guida tecnica di Francesco Guidolin la “Nobile provinciale” rispolvera i fasti dell’almanacco del calcio seguendo a ruota le gesta di Giovan Battista Fabbri, del compianto Paolo Rossi e Roberto Baggio.
Il suo undici accarezza il palcoscenico europeo e si arrende solo nella semifinale di Coppa delle Coppe (1997-98) contro i londinesi del Chelsea di Gianluca Vialli.
S’ispira a Osvaldo Bagnoli (il tecnico nell’esperienza veronese) e Arrigo Sacchi. Il “mago della Bovisa” è il suo maestro, ne imita i concetti di gioco e la riservatezza del temperamento.
In realtà, Guidolin è affabile e aperto al dialogo come dimostrano le sue apparizioni, in qualità di commentatore tecnico, durante le dirette sulla piattaforma di DAZN.
Del “profeta di Fusignano” coglie il canovaccio tattico e la capacità di giostrare nella metà campo degli avversari.
L’uomo trevigiano sviluppa le sue teorie con misura senza eccedere nell’integralismo e il dogmatismo.
Disegna lo scacchiere confrontandosi con la rosa messa a disposizione, ricercando l’equilibrio, sostanza e versatilità.
Il modulo classico 4-4-2 si modifica nel 4-5-1 sino al 3-4-1-2 passando in sostanza alla retroguardia a 3 e l’uomo più nella costruzione davanti al castello difensivo.
Francesco Guidolin, l’allenatore in sella alla bicicletta.
Emanuele Perego www.emanueleperego.it www.perego1963.it