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Atletica

Mondiali, Tamberi a un salto dal bronzo

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FIDAL

Bella prova di Gianmarco Tamberi, che chiude al quarto posto con lo stagionale di 2,33 (la stessa misura del bronzo) la finale mondiale dell’alto.

Oro al qatarino Barshim (2,37), argento al coreano Woo (2,35), bronzo all’ucraino Protsenko, che supera l’azzurro per un errore in meno alla quota decisiva. Dodicesimo posto per Ahmed Abdelwahed nei 3000 siepi (8:33.43), vinti dal marocchino Soufiane El Bakkali (8:25.13).

Molto bene Filippo Tortu nella batteria dei 200 metri: il suo 20.18 (+1.0) vale l’accesso alla semifinale iridata. Promossa anche Dalia Kaddari (22.75, +2.5), eliminati invece Fausto Desalu (20.63, +0.5) e Daisy Osakue nel lancio del disco (56,74).

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Oro del triplo alla venezuelana Rojas (15,47), nei 1500 trionfa la keniana Kipyegon (3:52.96), titolo dell’Eptathlon alla belga Thiam (6947 punti).

Alto uomini – Finale – Una gara memorabile, con il bronzo sfiorato, accarezzato per qualche minuto, e poi scivolato tra le dita in un finale rocambolesco. Gianmarco Tamberi dimostra ancora una volta le sue straordinarie qualità di campione, e chiude al quarto posto, con lo stagionale portato a 2,33, la finale dell’alto al Mondiale di Eugene.

L’infortunio che lo ha condizionato in queste ultime settimane è sembrato sparire – come ovvio, solo in apparenza – lasciando il campione olimpico di Tokyo, in più di un passaggio, libero di volare oltre l’asticella, per poi planare ai piedi del podio.

L’oro è finito al collo dell’amico Mutaz Essa Barshim (campione del mondo per la terza volta dopo i successi di Londra 2017 e Doha 2019), con una sequenza priva di errori fino a 2,37, mentre l’argento è andato al coreano Sanghyeok Woo, salito fino ai 2,35 del record nazionale.

La medaglia di bronzo sfuggita a Tamberi va invece all’ucraino Andriy Protsenko, bravo ad emergere nelle fasi decisive dopo un avvio incerto, e di fatto davanti all’azzurro per aver superato i 2,33 al primo tentativo (con Tamberi capace di farlo al secondo).

La gara del marchigiano ha un passaggio cruciale, quello a 2,30: dopo salti riusciti al primo tentativo a 2,19, 2,24 e 2,27, è a questa quota che emergono infatti le prime difficoltà. Ci vogliono tutti e tre i salti a disposizione per il sorriso, mentre Protsenko, fino a quel momento più volte falloso, supera la misura al primo tentativo, scavalcando l’italiano. Barshim è semplicemente perfetto, così come Woo (almeno fino a quel punto).

A 2,33 si rimescolano le carte. Protsenko, a sorpresa, ce la fa subito e si installa al secondo posto, Tamberi vola al di là dell’asticella al secondo tentativo ed è bronzo, Woo sembra out: mette insieme due rossi, ma alla terza prova si rimette in corsa, per il quarto posto momentaneo. Si sale, ma sono troppi i 2,35 per il Tamberi di oggi, così come per Protsenko. Woo, invece, al secondo salto a disposizione, dimostra tutto il suo talento, risalendo in seconda posizione (e buttando Tamberi giù dal podio).

Barshim valica (unico a farlo) i 2,37 e Woo, nel tentativo di vincere, affronta le due prove residue a 2,39, senza esito. L’oro va al qatarino, che a gara finita, prova anche i 2,42 (un solo salto) prima di abbandonare.

Una finale magnifica, con un sapore agrodolce per la squadra azzurra, che coglie il secondo quarto posto (dopo quello di Sara Fantini nel martello) in questo Mondiale.

“C’ho messo il cuore, come avevo promesso – raconta Tamberi nel dopo gara – tornare con la medaglia di legno brucia, ma poteva andare molto peggio, viste le condizioni in cui mi sono presentato qui, è un Mondiale positivo per me. Mi sono trovato con le spalle al muro in due occasioni stasera, a 2,30 e a 2,33, ma riuscire nei momenti di difficoltà è la mia caratteristica migliore.

Mi spiace perché perdere una medaglia così brucia, ma se proprio dovevo farlo, allora sono contento che ci sia riuscito Protsenko, loro hanno bisogno più di noi di una speranza. Ora Monaco, anche se, ad essere sincero, la testa l’avevo solo sul Mondiale”.  

3000 siepi uomini – Finale – Una gara ultra tattica, con un primo chilometro corso praticamente sur-place (2:57), ed un finale esplosivo, vede l’azzurro Ahmed Abdelwahed piazzarsi al dodicesimo posto (8:33.43), due meglio di quanto riuscito a fare lo scorso anno nalle finale olimpica di Tokyo, e dimostrando una costanza di rendimento a livello planetario che è patrimonio di pochi atleti azzurri.

L’oro va al marocchino Soufiane El Bakkali (8:25.13), il campione olimpico, favorito della vigilia e ancora più sul suo terreno preferito, ovvero quello della prova strategica (ultimo km da 2:32); battuto l’etiope Lamecha Girma, argento, con il bronzo che va al keniano Conseslus Kipruto. 

200 metri uomini – Batterie – Una promozione ed una bocciatura in casa Italia. Filippo Tortu ce la fa, approda in semifinale correndo il primo turno in un ottimo 20.18 (+1.0), mentre Fausto Desalu deve arrendersi con un 20.63 (+0.5) che non basta per tornare in pista domani.

Tortu lascia davvero un’ottima impressione: in assenza di De Grasse e del giapponese Koike, che non si schierano al via, l’azzurro corre molto bene, al punto che arriva anche il successo parziale. Corretta la distribuzione dello sforzo, buona curva,  rettilineo finale autoritario, ed un’azione complessivamente fluida.

Nei metri finali, cambio in folle per tagliare il traguardo in 20.18, con netto margine sul secondo, Gorra (20.44). Desalu, al contrario, corre bene per i primi 120 metri, ma sul rettilineo finisce progressivamente per spegnersi, subendo prima la rimonta per il terzo posto dell’ugandese Orogot, e poi finendo anche per perdere contatto dai primi (il dominicano Ogando si impone in 20.01). Il 20.63 è crono che significa subito eliminazione.

Spettacolo USA, come da copione. Noah Lyles guida la fila dei qualificati alla semifinale con 19.98 (-0.3), seguito dal baby Erriyon Knighton (20.01). Ma gli occhi erano tutti per Fred Kerley, il campione del mondo dei 100, impegnatosi per una cinquantina di metri (scarsi) sul rettilineo fino al 20.17 conclusivo (+0.4). Tortu è appena dietro Kerley, al nono posto complessivo. Si torna in pista domani, ancora una volta nella notte italiana (le 3:50 del mattino) per il round intermedio a 24.

200 metri donne – Batterie – Per passare il turno serve semplicemente fare ciò di cui si è capaci, nulla di più. E Dalia Kaddari applica la norma alla perfezione. Sguardo basso al via, nessuna concessione ad ammiccamenti alla camera, la sarda scivola via bene in curva, e disegna poi il consueto rettilineo stilisticamente piacevole.

Davanti, come ovvio, la gara di Shericka Jackson è un’altra storia (22.33 ventoso, +2.5, corso con relativo impegno) ma la Kaddari svolge bene il suo compito, chiudendo al terzo posto in un buon 22.75. Promozione garantita dalla Q maiuscola, e nuovo impegno nella semifinale di domani (alle 3:05 italiane di mercoledì). In testa al gruppo delle qualificate, a sorpresa, la nigerina Aminatou Seyni, il cui 21.98 è, oltre che record nazionale, anche l’unica performance sub-22 del turno.

Le migliori sono tutte tra le qualificate, incluso il trio delle meraviglie giamaicano (Fraser-Price, Jackson, Thompson-Herah) capace dell’1-2-3 sui 100 di ieri. 

Disco donne – Qualificazione – Una giornata-no, come quelle che possono capitare a tutti, anche ad un’atleta in gara al Mondiale. Daisy Osakue chiude mestamente la sua qualificazione, con un solo lancio valido, un 56,74 che non può significare altro che eliminazione. Brivido per la favoritissima Valarie Allman, che inanella due nulli prima di sparare il suo disco a 68,36.

Questione di Fede: incontenibile Kypiegon – Faith (Fede) Kipyegon è una donna straordinaria, la mezzofondista più continua (e più convincente) sul miglio metrico degli ultimi anni. Due volte campionessa olimpica (come, su questa distanza, i soli Sebastian Coe e Tatiana Kazankina), centra sulla pista dell’Hayward Field il secondo titolo mondiale della carriera (3:52.96), rispondendo a tutti i tentativi (sul ritmo, di contrasto fisico, allo sprint) dell’etiope Gudaf Tsegay (3:54.52). Bronzo alla britannica Laura Muir (3:55.28), ultima ad arrendersi prima di lasciare il confronto alle due africane.

ulla pedana del triplo, nuovo trionfo della venezuelana Yulimar Rojas: che altro dire ancora di lei? Campionessa olimpica, due volte (tre con questa) campionessa del mondo, primatista assoluta: il suo 15,47, miglior prestazione mondiale dell’anno, è la firma della dominatrice. Argento Ricketts (14,89), bronzo Franklin (14,72). Nafissatou Thiam non lascia sul tavolo il titolo mondiale dell’Eptathlon (il suo secondo, da aggiungersi ad altrettanti ori olimpici). Il confronto è avvincente: meno di 100 punti separano alla fine Thiam dall’olandese Anouk Vetter (6947 punti, miglior prestazione mondiale dell’anno, contro 6867, record nazionale). Bronzo alla statunitense Hall, 6755.

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