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Maradona visto con gli occhi di un bambino

In questi giorni si sono scrittifiumi di parolesulla morte diDiego Armando Maradona. L’improvvisa scomparsa del “Pibe de Oro” è stato unoshocke al tempo stesso “lanotizia”, alterando in maniera visibile la comunicazione sui media, dalla carta stampata alla tv. Leprime paginehanno descrittoDiegocome ilsimbolo del calcio, vivisezionando altresì la sua vita dentro e fuori dal campo. Gli sportivi ricorderanno il memorabilecorpo a corpotra ClaudioGentilee Maradona nella partita Italia-Argentina nel Mundial del 1982 o il pianto addolorato di Diego per i fischi nellafinale romanadi Italia90 durante l’intonazione delHimno Nacional Argentino. Maradonaè stato l’icona, l’emblema delpallone, il giocatore che variò gli equilibri. Egli mutò, forse, l’essenza delcalciostesso. In Italia ha rappresentato lametaforadella riscossa contro le avversità, la retorica del riscatto diNapoli. I mieiricordi, seppur sbiaditi, rimangonovividiefrizzanti. Chi vi scrive ebbe la fortuna di vederlo allenarsi alla metà deglianni ottanta. Era un pomeriggio, una pungente giornata sole, unaseduta di rifinituraprima di un match da giocare allaScala del Calcioe l’occasione di vedereMaradonae ilsuo Napolinon si poteva disattendere. Ascoltai trepidante ed emozionato le raccomandazioni della mamma, poi una corsa in bicicletta sino al campo sportivoSupergadiMuggiò, piccolo comune a nord di Milano, ora in provincia diMonza Brianza. All’interno delnuovo impianto sportivoerano presenti almeno 500 persone assiepate sulla tribuna e ai bordi della recinzione per vedere dal vivo la “Mano de Dios”. Organizzai la merenda, con panino e bibita, pagando ilbiglietto d’ingressocon la paghetta settimanale. All’improvviso si udì l’inconfondibilerumore dei tacchetti. I giocatori entrarono sul green, tutti ad eccezione di Maradona. Alcuni minuti dopo,Diegousciva dal tunnel come unastar di Hollywood, con folta chioma, acclamato a gran voce dopo il rumorosobrusio di approvazione. Guidata daOttavio Bianchi, larosa dei playerscominciò il riscaldamento, girando con leggera corsetta attorno al campo, mentre l’argentinomostrava le sue innate qualità tecniche palleggiando e mimando la foca a ridosso del parterre. Ilmisternativo di Brescia predispose la partitella rossi contro gialli, ma l’uomo del sud di Buenos Aires indossava la pettorina jolly: lui,il fenomeno, aveva il permesso di giocare con entrambe le compagini. Scese la sera, unvelo di brumain terra lombarda confuse le figure. Alla spicciolata i giocatori disposero il “fuggi fuggi” e il “Ragazzo d’Oro” dispensò il pubblico con un cenno: il sorriso solare emalinconicodel genio. Maradona visto con gli occhi di un bambino. Emanuele Peregowww.emanueleperego.itwww.perego1963.it

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