In questi giorni è mancatoAldo De Chiusole, lasciando nel più profondo dolore la moglie Rosalba, la figlia Sara e il nipote Lorenzo. Aldo se ne è andato in silenzio, da vero signore, vestito di quella modestia disarmante e di quella generosità infinita che lo hanno contraddistinto sempre nella vita. Visse dei valori autentici dello sport come pochi, fu uno tra i più forti calciatori roveretani e lagarini di sempre, arrivò a giocare nelRovereto nel campionato interregionale, ma un brutto infortunio fermò una quasi sicura brillante carriera. Nel contempo, sposò Rosalba,stella della pallamano femminilecittadina e italiana, come parimenti arrivò a tali ambiti traguardi la figlia Sara. Aldo era un attaccante molto temuto,dalla impressionante progressione nella corsa e dal tiro fulminante. Rubargli il pallone era pressoché impossibile. A tal proposito, ricordo un derbyCalliano – Volano degli Anni ’80del massimo campionato dilettanti regionale, giocato sul campo di via Baratieri. Pioveva e la partita stava volgendo al termine sullo zero a zero. Ma Aldo s’inventò un prezioso gesto balistico. Lui attaccante del Calliano, dal vertice destro dell’area avversaria dal suo piede sinistro lasciò partire un tiro che si insacco’ all’incrocio sinistro dell’esterefatto e incolpevole portiere del Volano. Sergio Normani,che allora si divideva in porta tra calcio e pallamano, fece di corsa euforico e con le mani al cielo tutto il campo per abbracciare Aldo. Una prodezza alla Ibraimovich, che lasciò a bocca aperta tutti: compagni, avversari e i moltissimi tifosi presenti. In seguito, da atleta e da dirigente della pallamano, ho condiviso con Aldo molte ore al Palazzetto dello Sport, in quel PalaMarchettidi cui è stato per molto tempo apprezzatissimo custode. Sempre disponibile e generoso, come altrettanto giustamente severo nel richiedere a tutti i fruitori di quello spazio meraviglioso, ordine, rispetto e disciplina. Fino a febbraio scorso lo incontravo spesso in città, sempre gentile e pronto alla battuta, nonostante le terapie che stava sostenendo non fossero proprio caramelle. “Forse Paolo ghe l’ho fata”, mi diceva ogni volta, facendo sorridere oltre gli occhi anche i suoi baffi asburgici.Parlavamo pure di Casa Rosmini,a cui si dedicava da anni con passione e amore disinteressati, e di alcuni progetti finalizzati a valorizzare ancora di più il nobile Palazzo del filosofo roveretano. Aldo, in un silenzio autenticamente signorile e raro,ha amato la sua famiglia, come parimenti la nostra Rovereto come pochi. Non mi resta che dare un affettuoso commosso abbraccio alle Tue Rosalba e Sara e al Tuo adorato Lorenzo. Onore a Te, caro Aldo, esempio raro di cittadino amante della vita e di quanto questa Ti ha donato. (Paolo Farinati)
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