“Una città pronta ad accogliere i grandi sport sul ghiaccio, ma mancano le strutture. Noi da parte nostra siamo pronti da tempo”. Da luglio 2014Maurizio Rigantiè presidente della società sportivaHockey Club Trento, fondata nel 1987 e oggi tra le realtà in maggiore crescita sul territorio provinciale. Il capoluogo è quindipronto ad accogliere e ad ampliare la proposta sportiva dell’Hockey,ma lacarenza di piattaforme adeguateper gli allenamenti e le partite crea limiti importanti per una continuità armonica sia delle attività che della formazione del suo vivaio di giocatori. La richiesta c’è, la partecipazione non manca. E se i diversi ostacoli incontrati sul cammino non hanno impedito finora a chi ama questa disciplina di continuare ad impegnarsi con passione per praticarla, oggi la necessità divalorizzazione di una realtà ormai in significativa espansionesul territorio locale si fa più forte. “Vede– sottolinea il presidente –da un vivaio piuttosto limitato del passato siamo arrivati oggi a unnutrito gruppo di 150 ragazzi,forse uno dei più numerosi del settore a livello nazionale, che dall’under 7 all’under 19 copre tutte le categorie giovanili dell’Italia Junior Hockey League. Di questi, under 19, 17 e 15 giocano tre campionati a carattere nazionale. Insieme alla Bolzano Academy si gioca invece la serie C nella IHL Divisione 1”. La possibilità di poter allenare una prima squadra solo su Trento, senza doversi appoggiare a Bolzano, sarebbe dunque il vostro obiettivo? “Certamente.Intorno al palazzetto del ghiaccio di Trento gravitano al momentocinque società.Tutte queste realtà operano bene e tutte hanno pieno diritto a prendere il proprio spazio, compreso quello della disponibilità di ore per l’allenamento, ma bisogna ammettere che il pacchetto attuale non è sufficiente. Oltre a noi e a una societàdi amatori dell’Hockey, ci sono i ragazzi delpattinaggio artisticoe delle due società dishort track, il pattinaggio di velocità. Soprattutto per la realtà che negli ultimi anni è cresciuta di più, ovvero la nostra, la carenza di spazi costituisce un disagio rilevante al quale vorremmo porre rimedio.Nove ore e mezza settimanalisuddivise in quattro appuntamenti sono oggettivamente poche. E tengo a precisare che in quel lasso di tempo, molti dei nostri si allenano dalle 6 del mattino prima di andare a scuola o al lavoro: la maggior parte viene da Trento ma diversi anche dalla val di Non e Sole e dalla val Rendena. Ci sono ragazzi veneti che frequentano l’università. I più piccoli hanno cinque anni e i più grandi arrivano fino a 20-23 anni”. Hc Trento si allena attualmente in Alto Adige, con il nome di HC Bolzano Trento. Il capoluogo merita finalmente un ruolo da protagonista? “A Bolzano, altra città del nord Italia con una grande tradizione nel settore, ci sono diverse possibilità: basti pensare alle strutture presenti che vanno dalPalaonda, allaSill,allapista Zero. La stessa Bressanone dispone di due piste. E’ chiaro che per una città come Trento, date le premesse, un solo palazzetto del ghiaccio è troppo poco se contiamo una popolazione infinitamente maggiore anche di quella di Cortina, Asiago o Vipiteno, per fare degli esempi. Pur essendo soddisfatti di questa partnership altoatesina, da tempo attendiamo fiduciosi livello locale lerisposte istituzionalia questo problema che tuttavia, e lo dico senza nessuna intenzione polemica ma semmai esortativa, tardano ad arrivare. Chiediamo da anni una seconda pista per gli allenamenti. Siamo in una città alpina e molto attenta allo sport. Gli spazi ci limitano, ma potremmo avere molti più giovani da inserire nei nostri roster”. Come si tampona attualmente il problema? “Mandiamo i nostri atleti a Caldaro, a Renon o in altre realtà. Come menzionato poco fa, condividiamo la serie C con Bolzano. L’impegno dei nostri nostri ragazzi della fascia 16-20 anni in questo senso è eccezionale: tutte le settimane,quattro volte in settimana più la partita,si allenano in Alto Adige. Compreso il comparto femminile che è pure molto attivo. Garantire loro la possibilità di giocare a Trento per noi è diventata unasfida difficile, per questo preferiamo usufruiscano per il momento della possibilità di essere mandati ‘in trasferta’. Perché?Per assicurarci che possanoproseguire nel loro percorso sportivo e umanolimitando al minimo il tasso di abbandono che pure è già molto, molto basso. Parlo di una situazione che perdura ormai da tre o quattro anni e forse sarà così anche in un prossimo futuro, ma noi continuiamo a credere che le cose possano cambiare”. L’Hockey a Trento funziona e merita attenzione, su questo crediamo che qualsiasi dubbio sia fugato. “Assolutamente. Siamo consapevoli che investire su unsecondo palazzettoanche se di dimensioni ridotte possa comportare degli oneri finanziari aggiuntivi per la Provincia o per il Comune, ma dobbiamo pensare che ilritorno in termini di partecipazionesarebbe consistente. Basterebbe a questo proposito almeno unaseconda piastra ghiacciatacoperta corredata di spogliatoi. E non mi dica che l’hockey è uno sport solo invernale.Si gioca e ci si esercita tutto l’anno,nonostante la stagione ufficiale duri da settembre ad aprile. Anche in estate ci sarebbe la possibilità di usufruire di un’eventuale seconda struttura senza sprecare mesi preziosi”. Avete avuto modo di verificare come risponderebbe l’eventuale organizzazione di eventi sportivi di settore? “Il sostrato è davvero molto promettente glielo assicuro. Pensiamo solamente a quando alcuni anni fa portammo la nazionale italiana in città per giocare alcune partite, tra le quali un’amichevole con il Kazakistan, peraltro organizzata molto rapidamente. Il risultato è stato quello di unastruttura da tutto esaurito.Trento è ungrande ricettoreper chi arriva anche da fuori: appassionati, atleti, tifosi e turisti. Ottenere una prima squadra significherebbe oltre tutto avere unnaturale sbocco per il settore giovanilesul quale noi siamo da sempre molto concentrati in termini di preparazione, tanto che tra i nostri punti di forza c’è ilcorso di avviamento per i più piccolidurante il quale tutti vengono seguiti daallenatori federalie, cosa molto importante per noi,tutti italiani. Il problema è dunque quello che dopo anni di investimento questi ragazzi vanno persi – perché smettono o perché vanno in altre società – nonostante l’attenzione riservata per lunghissimo tempo dal punto di vista dell’accompagnamento sportivo anche attraverso le campagne informative che da sempre facciamo nelle scuole”. Questo meraviglioso sport di squadra, il più veloce e anche tra i più spettacolari al mondo, lancia quindi un appello alle istituzioni perché questa realtà possa portare la bandiera ufficiale dei colori trentini e portare finalmente il nome della città in tutto il nord Italia e non solo. “Non scordiamoci che i trentini rispondono molto bene alle diverse proposte di eventi quando gli si fornisce lo stimolo per interessarsi alle novità che riguardano lo sport. E di questo abbiamo la certezza perchélo vediamo nei fatti, oltre che a sentirlo con il cuore. Noi non abbiamo la presunzione di intervenire a gamba tesa sulla volontà politica di investire, ma sottolineo una cosa importante. Crescere i giovani in maniera sana rappresenta uninvestimento nonché un risparmio notevole per il futuro, in termini di salute e di costi sociali.Ripeto, a livello comunale e provinciale c’è già molta attenzione al mondo dello sport. Chiediamo tuttavia diguardare con occhi nuovi ad un’orizzonte dalle potenzialità enormi”.
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