La sfida infinita: si è rimesso in gioco sul ring: da non crederci, ma è una “storia infinita”

Ring (Pixabay) - Sportmagazinetrentino
Il richiamo del ring è troppo forte per non essere ascoltato. Si è rimesso in gioco contro tutti e tutto. Roba da non crederci.
Che sia un campo da calcio, una piscina o un ring, fa lo stesso. C’è un’energia indomabile che lega alcuni atleti al loro campo di battaglia, un richiamo così viscerale da superare il tempo, gli acciacchi, la carta d’identità e perfino la logica.
È la storia di campioni che, dopo aver appeso gli scarpini o i guantoni al chiodo, hanno riacceso i riflettori sulla loro carriera, non hanno potuto fare a meno di tornare. Il dietrofront come desiderio nella vita.
Nel mondo della boxe, in particolare, i ritorni sono quasi un genere a sé stante, un capitolo ricorrente nella narrazione di questo sport ancestrale. Le motivazioni sono varie: la necessità economica, il desiderio di un ultimo trionfo, la pura e semplice incapacità di vivere senza l’adrenalina della competizione.
Spesso, però, è la ricerca di una nuova sfida, un’ultima prova contro sé stessi e contro un avversario sempre più temibile: il tempo. Tra i casi più celebri, come non citare George Foreman, il cui rientro è diventato leggenda.
Da Big Geoge a Muhammad Ali, passando per Tyson
Dopo dieci anni di ritiro e una carriera quasi trentennale alle spalle, “Big George” tornò sul ring a quarantacinque anni, sorprendendo il mondo e riconquistando il titolo mondiale dei pesi massimi nel 1994, diventando il campione più anziano nella storia di questa categoria. Un’impresa che sembrava impossibile, un vero e proprio affronto alle leggi dell’età.
Ancora prima, la storia della boxe ha visto icone come Muhammad Ali tentare un rientro, seppur con esiti meno fortunati in termini di vittorie, ma con un impatto emotivo e simbolico indelebile. E ancora. Il clamore mediatico suscitato dal ritorno di Mike Tyson, che a oltre cinquant’anni ha dimostrato che la passione per il pugilato non svanisce mai, anche se il corpo non risponde più come un tempo. L’importante è soddisfare quell’esigenza data dalla mente e da quell’energia indomabile, un richiamo troppo forte per non essere ascoltato.

Oltre ogni limite
Questi esempi ci ricordano che il richiamo del ring non è solo un suono, ma una vera e propria vocazione, capace di spingere gli uomini oltre i propri limiti. Ebbene, il coro di questi leggendari ritorni si arricchisce di una nuova, entusiasmante voce.
Dopo anni di silenzio dal quadrato, una delle più grandi icone del pugilato moderno, il campione filippino Manny Pacquiao, è tornato a indossare i guantoni. A 46 anni suonati, lo scorso 20 luglio, all’Mgm Grand di Las Vegas, davanti a 13.107 spettatori. Il pari contro Barrios non è servito per la corona WBC, ma ha mostrato comunque le eterne qualità di Pacquiao e la sua storia infinita ancora da terminare di scrivere: sì perché i due hanno già promesso la rivincita.