Il coach dei Celtics Joe Mazzulla - Sportmagazinetrentino.it (Foto X)
I biancoverdi hanno stravolto il roster per motivi di bilancio: le amichevoli sono andate bene, ma fa discutere l’ultima uscita del tecnico.
Che stagione sarà per i Celtics? Se lo chiedono tutti gli appassionati di NBA anche fuori dal Massachusetts, perché si sta pur sempre parlando di una franchigia storica, ma tornata a vincere da poco.
Dopo il trionfo del 2024 Boston si è arresa lo scorso anno ai Knicks, uscendo di scena alle semifinali di Conference. Si può controbattere sostenendo che il titolo di pochi mesi prima in casa Celtics fosse quello degli esordienti, se è vero che all’interno del roster il solo Jrue Holiday aveva già provato l’ebbrezza del successo.
Non era però questo un buon motivo per smontare la rosa come è invece accaduto in estate. Sacrificare in contemporanea lo stesso Holiday, Kristaps Porzingis e anche Al Horford significa avvicinarsi a un’annata piena di incognite anche perché all’orizzonte restano sempre i dubbi legati alle condizioni di Jayson Tatum, al rientro dal lungo infortunio.
Del resto non si scopre adesso che l’estate dei Celtics avesse un solo, vero obiettivo, peraltro centrato, quello della riduzione del pesante monte stipendi. Ora, però, in campo bisogna andarci e le prime indicazioni della pre-season sono state anche incoraggianti per coach Joe Mazzulla.
Quattro partite, un solo ko e successi convincenti, in particolare quello schiacciante contro i Cavaliers, match in cui ha brillato soprattutto la stella di Derrick White. Eppure, non basta ancora per essere sereni. Colpa dell’ultima “mazzullata”. Il coach italo-afro-americano non riesce proprio a evitare di produrre quei pensieri in libertà che lo hanno reso celebre.
Così, prima di infrangere la tradizione del match tra giornalisti al seguito dei Celtics prima del via della stagione, cambiandolo in un ben più elettrizzante giornalisti vs coach, l’ultima pensata ha scatenato un dibattito nel pianeta NBA, andando a picconare una delle certezze storiche: la preseason.
“Sinceramente preferirei non si giocasse la preseason e si pensasse ad allenarsi tutti i giorni. Ci dovrebbe essere un mese di solo allenamento, alla fine queste sono partite che puoi fare anche come allenamento. Sarebbe meglio arrivare alla stagione con 30 giorni di allenamento nelle gambe“. Boom. Detto che la preseason NBA è sempre esistita, la sensazione è che Mazzulla abbia avuto, come spesso succede, il coraggio di dire pubblicamente ciò che la stragrande maggioranza dei coach pensa.
Già, perché come e più di tanti altri sport la NBA è diventata uno spettacolo che risponde a logiche ben precise: giocare il più possibile anche in location improbabili a discapito degli allenamenti. Le conseguenze a livello di infortuni durante la stagione sono sotto gli occhi di tutti e allora perché non sfruttare almeno quei 20 giorni per allenarsi? Vero che ormai in presason quasi tutte le franchigie, Celtics in testa, schierano seconde linee o giocatori da recuperare sul piano fisico, ma il tema è sul tavolo. Tra 12 mesi, tuttavia, saremo sicuramente ancora qui a commentare un’altra preseason avara di contenuti tecnici. E probabilmente un’altra “mazzullata”.
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