Uguali ma diversi. Calciatori e calciatrici sono uniti dallo sport più diffuso al mondo. Negli Stati Uniti il calcio è lo sport più praticato dalle donne. In Italia siamo arrivati al professionismo nel campionato appena iniziato.
“Tecnica e tattica – hanno spiegato al Festival dello Sport di Trento le calciatrici professioniste Martina Tomaselli e Alessia Cappelletti – sono le stesse del calcio maschile. L’aspetto fisico è diverso, come per tutti gli sport al femminile”.
E lo sapevate che le calciatrici sono più predisposte agli infortuni al ginocchio e alla caviglia rispetto ai colleghi maschi?
“Dipende dalla conformazione del bacino, conformato alla possibilità del parto” ha approfondito Elisabet Spina, ex calciatrice e ora responsabile del settore femminile del Calcio Milan.
Riguardo alla proposta di cambiare le dimensioni del campo di gioco e delle porte per rendere più spettacolare il calcio femminile, ecco il no compatto dalle dirette interessate.
Alessia Cappelletti, cremonese portiere del Parma, ha raccontato dell’emozione di allenarsi nel campo vicino a Gigi Buffon e dell’indossare persino un calzino con la scritta Italia quando gioca nelle nazionali (under 19 e under 23).
La trentina (delle Lochere di Caldonazzo) Martina Tomaselli, 21 anni, centrocampista del Sassuolo da alcune stagioni, ha ricordato come la più grande emozione l’esordio in serie A a 16 anni con il Brescia, dopo le giovanili nell’Audace e Clarentia.
“Abbiamo bisogno di voi, venite a vederci!” l’appello del calcio in rosa, che ha avuto nel mondiale 2019 una grande vetrina, nell’europeo di quest’anno una delusione che non deve abbattere e che vede le nostre azzurre già qualificate al mondiale 2023.
Il format del campionato di A è stato rivisto, con poule scudetto e salvezza e meno squadre impegnate. La serie B – ha spiegato la presidente della Divisione femminile Ludovica Mantovani – è stata concepita come vivaio per la serie A.
Un nuovo coordinatore è stato aggiunto per le nazionali giovanili: “Non dobbiamo dimenticare il calcio femminile di base. Alcuni sport che hanno introdotto il professionismo poi sono tornati indietro. Noi dobbiamo crescere portando le persone negli stadi” ha ribadito Mantovani.
“Con il professionismo sono aumentate le responsabilità delle società – ha ricordato Elisabet Spina – ma anche le tutele e le opportunità”.