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I venti principi del Karate: la strada del guerriero

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“Lo scopo ultimo del karate non è vincere o perdere, ma perfezionare il carattere di chi lo pratica” così si esprimeva in merito a quest’arte marziale Gichin Funakoshi, il quale ha creato i famosi venti principi del Karate; le norme del guerriero.

Il karate, ma le arti marziali in generale possono essere applicate ad ogni aspetto della nostra vita; questo principio espresso nelle regole 8,9 e 10è fondamentale per ogni aspirante atleta che desideri occuparsi  di quest’arte.

Il karate non  sarebbe dunque solo un’attività fisica ma anche una filosofia di vita, un modo di pensare, da applicare, che porta alla disciplina, all’umiltà, al rispetto e alla giustizia.

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“Non dimenticare che il karate-do comincia e finisce con il saluto ecco il primo principio che  porta subito alla morale del rispetto seguita da quella della giustizia nei principi successivi, all’interno dei quali si evidenzia anche l’importanza di  non attaccare per primo.

Interessante il fatto di come venga tenuta in grande considerazione la  conoscenza, anche spirituale di stesso (e dell’avversario) con lo scopo di ottenere la concentrazione assoluta.

Importante la metafora che insegna l’importanza della  costanza nella vita come nello sport:” il karate è come l’acqua calda, occorre riscaldarla costantemente o si raffredda.”

La saggezza all’interno di queste massime insegna poi l’umiltà, la creatività, la grinta e l’equilibrio; bisogna alternare i momenti di massima tensione a quelli di rilassamento.

Questi principi potrebbero dunque essere un codice morale per tutti, anche per i non appartenenti alle “schiere” delle arti marziali poichè portatori di nobili valori sempre più decadenti all’interno della nostra società.

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