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Festival dello Sport, un sogno chiamato Coppa America

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Rispetto alla grande audience in Italia per le loro avventure, Sirena ha commentato: “Il nostro successo di pubblico è stato dovuto anche al Covid, la nostra competizione ha dato gioia alla gente in una fase difficile in cui era chiusa in casa”.

Eppure c’era speranza e convinzione: “Nella prima sconfitta in finale con i neozelandesi mi sono sentito fiducioso, e ci siamo detti con Gilberto che potevamo farcela. E’ strano dire che da una sconfitta usciamo felice, ma ho detto che se regatiamo bene possiamo vincere delle regate. E ne abbiamo vinte, ma alla fine il brutto della Coppa America è che non c’è un secondo, there is no second”.

“Mi sono emozionato dopo che è finita la finale, ovvero un evento durato tre anni e mezzo, con 120 persone che lavorano h24 per la barca. Io sono rimasto molto orgoglioso e sorpreso della reazione dei ragazzi, questa è la mia ottava Coppa America ne ho vinte due e non ho mai trovato un gruppo di lavoro così affiatato. Mi sentivo un po’ in colpa per non aver raggiunto l’obiettivo più importante per loro – ha detto Sirena – La finale è un treno che ti passa davanti e non sai se ti ricapiterà”.

Anche perché la filosofia di Sirena è chiara: “Lo sport non è solo divertimento, secondo me: ti diverti di più se vinci che vai solo a partecipare”.

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Nobili ha messo in evidenza l’alta competitività della finale di Coppa America, dove “lo sfidante arriva più preparato, il defender è quello che ha lavorato di più sulla barca. Ci siamo convinti che potevamo vincere delle regate, ma solo se facevamo una regata perfetta, se invece facevamo un errore loro ci passavano davanti”.

Nobili è tornato sul grave incidente alla barca americana di American Magic, che si è ribaltata durante una delle regate in Nuova Zelanda. “Lì ho pensato non a portare a casa la regata, bensì la barca” ha commentato Nobili.

Per Brezzi alla prima coppa America, “abbiamo avuto la fortuna e l’onore di partecipare alla finale e abbiamo creato un gruppo incredibile che Max e gli altri hanno plasmato. Quello che abbiamo fatto non è scontato, arrivare lì sembra naturale da tifoso, ma più passa il tempo, più ci si rende conto di quello che abbiamo fatto che è straordinario. Io ancora non ci credo – era il mio sogno gareggiare in Coppa America – devo rivedere le immagini per poterci credere”.

Rispetto alla grande velocità della barca in gara, paragonabile alla Formula 1 per le auto, “non puoi pensarci, altrimenti tiri il freno a mano”. Poi una notazione curiosa su Brezzi che si è fidanzato con una ragazza della Nuova Zelanda che lo ha seguito in Italia. “Loro hanno portato a casa la coppa, io la mia fidanzata dalla Nuova Zelanda. Una cosa che ha fatto scalpore a quelle latitudini per il fatto che fosse sorella di un membro dell’equipaggio neozelandese” ha sottolineato Brezzi.

Intanto si pensa già alla prossima Coppa America. “Penso che i neozelandesi non sappiano davvero dove farla, sanno però che più rallentano a comunicarlo, maggiore è il vantaggio per loro. Io spero che sia una delle tre location dell’emisfero nord, in ballo, magari Barcellona, perché più vicina a noi. Dal punto di vista del romanticismo, sarebbe più giusto e bello farlo a Auckland in Nuova Zelanda” ha chiarito Sirena.

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