Per Agostini la prima gara fu proprio sulle strade del capoluogo. Era il 1961 e il pilota di Lovere disputò, in sella al suo Morini 175, la sua prima corsa alla Trento-Bondone, dove giunse secondo.
Quella volta si fece accompagnare dal panettiere del suo paese che gli faceva da meccanico. L’anno dopo invece vinse la gara, facendo stabilire un record che durò ben dieci anni.
Il giornalista della Gazzetta dello Sport, Paolo Ianieri lo hai incalzato: “Sei stato il migliore di sempre?” “Ogni momento storico ha il suo campione, è difficile dire se lo sono stato”. Nessun dubbio invece per Biaggi, che lo incorona il numero uno della storia del motociclismo.
Agostini ha cominciato a correre sulle moto relativamente tardi, solamente dopo i 18 anni. Gli inizi passati a giocare a pallone, poi la prima moto regalata dal padre e l’inizio di una magnifica storia. “I miei genitori non volevano assolutamente che corressi in moto – ricorda Agostini – Riuscii a convincerli, mi comprarono una Giulietta sprint, poi finalmente un concessionario della moto Morini di Bergamo me ne vendette una a rate, che pagai con i primi premi delle vittorie”.
Il nome di Biaggi è stato invece profondamente legato a quello di Valentino Rossi. Una rivalità serrata, la loro, che ha diviso gli appassionati delle moto tra due opposte fazioni. “Ho un ricordo vivo e affascinante di quegli anni, il nostro antagonismo sfociò in un coinvolgimento di massa tra le due tifoserie. Però eravamo due polli: ci parlavamo solo attraverso la stampa, e i media ci hanno campato sopra. La rivalità è stata lunga e vera, quando fai uno sport individuale l’amicizia non esiste”.
Per Biaggi vennero poi gli anni felici in Superbike dove dimostrò ancora tutto il suo talento (è stato due volte campione del mondo), mentre ora fa il team manager di Romano Fenati in Moto 3.
Nel finale si torna sulle recenti tragedie avvenute in pista. “Io aspetterei a mettere sulle moto dei ragazzini così giovani, a oltre duecento chilometri orari” ha ammonito Agostini, che assieme a Biaggi ha raccolto tanti applausi dal pubblico del Teatro Sociale.