E’ la partita della vita, quella da raccontare ai posteri, una pagina memorabile per l’Italia che unisce il Paese da nord a sud. Novanta minuti di sport che cancellano le difficoltà, mitigano le disparità, annientano le differenze sociali e politiche.
“Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo! L’Italia ha vinto la finale battendo la Germania per 3-1”. La voce è quella inconfondibile di Nando Martellini. È domenica 11 luglio del 1982 e l’Italia sale sul tetto del globo per la terza volta (dopo il 1934 e 1938).
Una comitiva, quella di Enzo Berazot, partita per la penisola iberica tra lo scetticismo generale dell’opinione pubblica e le critiche brutali, se non feroci, dei media.
La convocazione di Paolo Rossi (fermo da 2 anni per le note vicende del calcioscommesse), voluta fortemente dal CT di Aiello del Friuli, è aspramente osteggiata da diversi settori della società italiana.
Il ritorno, invece, è trionfale: la squadra del “Vecio” diventa il simbolo e icona della riscossa del Belpaese.
Quella vicenda, seppur felice, ci ricorda la triste scomparsa di alcuni protagonisti. Oltre alla perdita, in questi giorni, di Paolo Rossi, ci hanno lasciato anche Enzo Bearzot e Gaetano Scirea, indiscussi artefici della vittoria spagnola.
I compagni del Mundial ’82, che portano con il cuore ricolmo di dolore il feretro di Paolo Rossi sulla soglia del Duomo di Vicenza, rappresentano la forza di un gruppo senza eguali, mai domo, unito attorno ai valori umani e sportivi e capace di scrivere la storia del calcio.
Enzo Bearzot è stato il fiero condottiero: uomo retto, ostinato e tenace; Gaetano Scirea il ministro della difesa, che guidava in silenzio e con autorevolezza i compagni di battaglia; infine, “Pablito”, il cecchino infallibile, il ragazzo del goal, rapace sottorete, volto cristallino e solare.
Rimane traccia nei nostri pensieri della partita a carte giocata in aereo, durante il volo di rientro in Italia, tra Sandro Pertini, Dino Zoff, Franco Causio ed Enzo Bearzot.
Il tweet di Giovanni Trapattoni, ex allenatore della Juventus, che ricorda Paolo Rossi, è straziante e struggente, come un’ultima carezza di un padre al proprio figlio: “Ciao Paolo…I giocatori non dovrebbero andarsene prima degli allenatori”.
Paolo Rossi e i leggendari del Mundial ’82.
Emanuele Perego www.emanueleperego.it www.perego1963.it